Gli Oscar 2025 sono terminati e il premio per Migliori Costumi è andato a Wicked!
L’adattamento cinematografico di Wicked, diretto da Jon M. Chu, non è semplicemente un tributo al celebre musical di Broadway, ma una rilettura che dà nuova vita al mondo di Oz attraverso un linguaggio visivo esplosivo: simboli che parlano, tessuti che raccontano storie e una palette di colori così vivida da sembrare dipinta.
Non è solo una storia di amicizia e magia, ma anche un trionfo di creatività nel design dei costumi, firmati da Paul Tazewell. Vincitore dell’Oscar 2025 per i migliori costumi, Tazewell ha fatto storia diventando il primo uomo nero a ricevere il prestigioso riconoscimento in questa categoria.
Ma cosa ha reso questi abiti così memorabili? La risposta sta nell’esecuzione tecnica e in una profonda comprensione dei personaggi, che trasforma i tessuti in un linguaggio di potere e identità.
Elphaba e Glinda
I costumi di Elphaba (Cynthia Erivo) e Glinda (Ariana Grande) incarnano il cuore narrativo del film, riflettendo il loro percorso di crescita e conflitto.
Elphaba, la Strega Malvagia dell’Ovest, con la sua pelle verde e il cuore ribelle, indossa abiti che inizialmente la nascondono: toni terrosi, linee rigide, tessuti pesanti come una corazza, simbolo del suo isolamento.

Ma man mano che abbraccia il suo potere, i costumi si fanno audaci. Il mantello nero finale, con texture che ricordano ali di pipistrello, non è solo un omaggio al musical originale: è una dichiarazione di forza.
Tazewell ha scelto tinte vegetali che reagiscono alla luce, creando sfumature di verde cangianti, quasi “vive”, per sottolineare la sua connessione con la magia e la natura. Ad esempio, l’abito del ballo di Ozdust è ispirato ai funghi.
Glinda, la Strega Buona, al contrario, intrappolata nelle aspettative della società, sfoggia invece abiti che brillano ma costringono. I suoi 30 cambi d’abito raccontano una parabola: dall’innocenza dei volant in tulle rosa alla fredda perfezione dell’abito della prima scena (che in linea temporale avviene dopo gli avvenimenti del film), ricoperto da 2.500 cristalli Swarovski e costruito sulla base della spirale di Fibonacci, indicando la perfezione alla quale Glinda vuole aspirare, ma che inevitabilmente non potrà mai raggiungere.

Due facce della stessa medaglia
I costumi di Wicked parlano di libertà femminile i modi differenti ma entrambi potenti.
Elphaba indossa spesso silhouette verticali e spalle alte, che ne accentuano la presenza fisica, mentre Glinda è avvolta in forme circolari e trasparenze – che ricordano le bolle – metafore di un femminile costruito per piacere agli altri.
Elphaba non ricerca l’approvazione degli altri, non l’ha mai avuta purtroppo, ed è per questo che i suoi abiti la coprono, la modellano. È l’unico personaggio che indossa quasi sempre il nero, perché è l’assenza di colore – quindi di accettazione, di piacere (qui inteso come forma di rispetto). Verde è il nuovo nero, perchè colore di pelle e di abiti qui ci parlano chiaro: non stiamo assistendo solo ad un film – Wicked ci parla di discriminazione, e come Elphaba vince inizialmente questa lotta, ma verrà poi repressa di nuovo; verrà additata come cattiva, perché verde.
Elphaba “entra” nella società come buona grazie a Glinda, durante la scena del ballo di Ozdust, in cui, presa in giro per l’abbigliamento (il cappello in particolare), lei continuerà a ballare e Glinda, sentendosi in colpa, la raggiungerà. Qui il loro rapporto si intensifica, ma questo ce lo dicono ben chiaro i costumi: Glinda indossa un abito ispirato alle rose, dai colori accesi del rosa e arancione, ma che sotto le luci della scena ricordano un rosso, colore complementare del verde. È proprio qui che avviene l’unione delle due protagoniste: un ballo, due costumi, due colori di pelle, una solo complementarità.
Il vero protagonista: il cappello di Elphaba
All’inizio di Wicked la prima cosa che vediamo è il cappello di Elphaba (citazione all’inizio del musical). Alla fine del film il cappello ricompare.
Questo cappello, per la “Strega Cattiva dell’Ovest”, rappresenta una serie di cose: innanzitutto, è il primo regalo che lei abbia mai ricevuto in assoluto (anche se era uno scherzo), e questo cappello legherà indissolubilmente lei a Glinda. In secondo luogo, lei lo indossa per la prima volta in una situazione in cui viene presa in giro e denigrata, e poi lo indosserà quando verrà additata come la cattiva: per lei questo è un simbolo di potere, di trasgressione. Per tutta la vita l’hanno fatta sentire diversa, ma questa volta sarà lei a decidere come usare la sua diversità.
È un cappello plissettato, da una forma particolare, ma è costruito in maniera tradizionale con il bukram (bugrane – cotone rigido) e ogni sezione del cappello ha una propria forma: il cappello del musical, infatti, è un semplice cappello dritto, mentre questo si presenta con queste inclinazioni “deformi”, “distorte”, che sottolineano ancora di più la natura di Elphaba.
Ma a me piace immaginare che le andature del cappello sono le note del riff finale in “Defying Gravity”, e che tutti i costumi, sono l’orchestra silenziosa che accompagna i nostri occhi nel magico mondo di Wicked.
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