Violetta Rocks: dal web al grande schermo (Intervista)

folder_openinterviste

Violetta Rocks: caschetto platino, rossetto rosso e un sorriso smagliante, le prime cose che ho notato quando l’ho vista. Poi abbiamo iniziato a parlare, e le sue parole, sempre giuste, sempre gentili, sempre illuminanti, hanno catturato la mia attenzione. Content creatore, doppiatrice, sceneggiatrice, ha debuttato ora anche come regista con il suo primo lungo Il migliore dei mali. Una storia di formazione tra lo sci-fi e il teen drama, adattamento del suo omonimo fumetto. Un film ambizioso e coraggioso che attraversa in maniera trasversale tanti temi e spazia in vari generi. Quando le chiedo quando dove e come nasce questa storia lei risponde:

«Ho come un cassetto nel quale conservo tutte le mie idee, i miei appunti. Quando la casa editrice mi ha chiesto di fare una graphic novel era tutto nuovo per me, anche perchè tutte le mie idee erano destinate al cinema. Poi ho deciso di presentare questa storia perchè ho pensato fosse il periodo adatto per farle prendere vita»

Il film infatti strizza l’occhio all’effetto nostalgia anni ’90. Anni che Violetta, classe ’87, ha vissuto appieno e che nel suo film emergono forte attraverso la scenografia e le musiche.  Su come il fumetto sia diventato un film continua raccontando il grande lavoro della casa di produzione –Solaria production– che era alla ricerca proprio di una graphic novel da poter adattare su grande schermo come film per ragazzi. L’adattamento ha richiesto tempo e tanto lavoro: il linguaggio fumettistico per certi versi è molto vicino a quello cinematografico poichè entrambi si basano su dialoghi e immagini. Segue però regole e ritmi diversi. Chiedo allora come ha proceduto a lavorare in fase di scrittura e Violetta Rocks risponde:

«Non conoscevo molto bene le regole dell’adattamento. Per fortuna sono stata affiancata nella scrittura da Josella Porto e Tommaso Santi. Avevano già lavorato su film per ragazzi e sono persone estremamente creative. Lavorare con loro è stata un’enorme esperienze anche formativa che mi ha permesso di capire e crescere tanto» Poi aggiunge:

«Sicuramente l’intenzione era quella di mantenere intatta l’anima del fumetto. È una storia in due volumi di quasi 400 pagine per cui per forza abbiamo dovuto sacrificare qualcosa. Alcune cose però sono state o cambiate o aggiunte. Abbiamo fatto delle scelte che secondo noi si adattavano meglio al grande schermo, per rispettarne meglio il ritmo. Per esempio il personaggio del vicino di casa è abbastanza diverso, il finale che nel fumetto è raccontato in diverse scene, nel film viene accorpato in un’unica sequenza. Questo però era necessario e alla fine ha reso molto meglio nella versione cinematografica»

Oltre alla scrittura, Violetta Rocks ha curato la regia. Anche su questo aspetto, dice, quando ha potuto si è rifatta al fumetto, utilizzando, ove funzionavano, le stesso soluzioni visive.  Dopo aver affrontato le parti più tecniche andiamo dritto al cuore della storia. Il film affronta tematiche importanti quali l‘orientamento sessuale, la fluidità di genere, l’ambientalismo, il darwinismo e il mondo del lavoro. Tutto è mescolato alla perfezione e trattato con forte sensibilità e intelligenza poichè funge da sottotesto ad una storia appassionante. Quando le ho chiesto perchè secondo lei era importante veicolare questi temi attraverso lo sguardo di un età così giovane (i protagonisti sono adolscenti/pre adolescenti) lei replica:

«Questa è l’età delle domande e della ricerca. È un’età in cui si iniziano ad affrontare profondi cambiamenti. Anche se in maniera più edulcorata e poco esplicita i protagonisti si pongono domande su se stessi e sul mondo che li circonda: osservano, pensano, imparano. È un’età con cui è facile empatizzare e che spesso però viene trattata con superficialità o si pensa che certi problemi non siano importanti» Qui i miei occhi sono diventati due cuoricini perchè Violetta ha colto un punto che a me sta molto a cuore. Nel suo film riesce infatti a dare dignità ad un’età così complessa e per certi versi affascinante, edulcorando le loro problematiche ma senza spogliarle della loro importanza e significato, anzi, ne restituisce tutta la complessità. Su questo prosegue:

«L’idea originale della mia storia era raccontare i protagonisti prima da ragazzini, poi da giovani adulti e poi in età adulta. Raccontare come si evolvono loro e loro domande. Come i loro pensieri si trasormano in azione esplorando anche la fisicità per esempio. Mi piacerebbe raccontare tanto che ancora non è emerso facendo diventare la storia sempre più esplicita e consapevole. Un po’ come nei film di Harry Potter, in cui pian piano i protagonisti crescono e diventa sempre tutto più scuro»

I protagonsiti, lo abbiamo detto, sono tutti pre adolescenti tra i 13 e i 16 anni. Il cast vede Giuseppe Pallone nei panni di Ettore, Riccardo Antonaci come Michelangelo e Giorgia Pancatelli come sua sorella Angelica, Andrea Arru è Neri, Matteo Ferrara interpreta Dante, e in fine il giovane Niccolò Bizzoco è Milo. Su come ha impostato il lavoro con attori così giovani Violetta dice:

«Non mi hanno fortunatamente mai vista come “il regista”, quella figura lontana e quasi intimidatoria. Abbiamo sempre scherzato e giocato, è un rapporto molto bello e li porto nel cuore. Sono un po’ come la zietta. Io stessa sono stata tante volte attrice, so cosa significa. Mi sono dovuta mettere nei panni della me stessa di 15 anni e devo dire che abbiamo trovato subito un ottimo dialogo e intesa. Ho anche sentito delle forti responsabilità nei loro confronti per poterli dirigere alla perfezione e tutti alla fine sono stati bravissimi»

Sul lavoro dietro le quinte emerge un dato positivo: il team di produzione è quasi interamente al femminile. Purtroppo è una notizia che, anche se non dovrebbe, sorprende, così decido di chiedere se è stata una scelta o no.

«Sì, è stata una scelta. Non solo mia ma anche della produzione e questo mi ha resa molto felice. Spesso si da per scontato che certe maestranze non possano essere fatte da donne ma la realtà è molto diversa. Si è pensato che siccome la storia veniva raccontata da uno sguardo e una “penna” femminile, era giusto che anche negli altri settori si lavorasse nella stessa direzione»

Il film è stato in sala dal 6 al 12 marzo e ha avuto una distribuzione solo in specifiche sale cinematografiche. Su come stanno cercando di procedere Violetta Rocks ci dice:

«Mi dispiace molto che sia arrivato solo in poche sale selezionate, spesso è il destino per un film indipendente con poco budget. Non me ne occupo io in prima di persona, purtroppo non dipende da me, ma so che la distribuzione sta lavorando affinché raggiunga nuove sale. Stiamo organizzando varie proiezione speciali e cercheremo in tutti i modi di farlo arrivare anche al sud Italia. Mi dispiace molto infatti che il film non sia praticamente arrivato al sud, anche perché è stato girato lì e lì sono le mie origini». Ci da speranza però di vederlo durante il Comicon di Napoli, e forse anche in streaming su qualche piattaforma.

Ci avviamo alla fine della nostra chiacchierata e allora le chiedo semplicemente: «Come stai? Ora che è “tutto finito”, lo vedi un punto di arrivo, un punto di partenza?» Violetta prende un grande respiro, sorride e racconta:

«Ho vissuto i mesi di produzione e post produzione con molto stress addosso. Sentivo sicuramente la responsabilità di non deludere. Parlo sempre di cinema sui miei canali e capita di recensire in maniera negativa film e opere che non mi piacciono. Quindi è come se la gente pensasse “vediamo che sei capace a fa’, parlavi male fino a ieri di Nolan” (qui ho riso). Ora che è uscito invece sono molto rilassata e sto bene. È stata un’esperienza che potrebbe non ricapitare più, l’industria in quanto tale non fa sconti a nessuno. Però ho imparato tanto e tante cose oggi le farei in maniera diversa. Sono consapevole di alcuni sbagli e dei limiti del film è sono molto grata che tutte le critiche sono state costruttive ed espresse con tanto rispetto» 

È un punto questo su cui si sofferma. Racconta che per lei è un’ importante prerogativa avere rispetto del lavoro e delle persone che ci sono dietro la grande macchine che muove il film. È qualcosa che ha sempre fatto anche nei suoi contenuti e ha cercato di “educare” una community allo stesso trattamento. Si dice infatti molto contenta e commossa per la risposta del pubblico. Poi continua:

«Per me poi è un po’ tutte e due. Da un lato è un punto di arrivo poiché si è concluso un cerchio e abbiamo portato a termine un progetto su cui abbiamo lavorato molto. Spero di poter continuare a raccontare questa storia. Dall’altro è un punto di partenza professionalmente parlando perché ho davvero imparato tanto e sono lezioni che puoi acquisire solo con la pratica, anche se lo studi prima sui libri»

Ci lasciamo con la mia ultima domanda che è un po’ come la traccia libera del tema di prima media, così lei si sente di aggiungere a quanto detto finora:

«Mi sento di ringraziare ogni persona che ha lavorato al progetto e che lo ha reso possibile, ad iniziare dalla Solaria film production. Poi voglio davvero ringraziare ogni persona che ha dedicato il suo tempo per vedere il film, è qualcosa che non do assolutamente per scontato»

Così ci lasciamo, con l’ augurio e la speranza di poterla nuovamente vedere al cinema. Un ringraziamento lo dedico io a lei per aver contribuito a creare una community (io big fan se non si fosse capito) fondata sul rispetto, il dialogo e l’amore per il cinema. Amore che, potente, ci investe in ogni minuto del suo piccolo grande film.

Matteo Cantarella 

Le immagini sono utilizzate esclusivamente a scopo informativo non commerciale. I diritti sono riservati ai rispettivi proprietari.
Tags: film, Il migliore dei mali, Violetta Rocks, Violetta Rovetto

Related Posts

keyboard_arrow_up