Di Beatrice Mele
Ratcatcher, l’Acchiappatopi è il primo lungometraggio di Lynne Ramsay del 1999. Il film racconta la vita di un gruppo di famiglie, focalizzandosi in particolare sulla vita di un bambino di nome James, che vive nella periferia della città di Glasgow durante lo sciopero dei netturbini del 1973.
1. storia di periferia: tra povertà e diseducazione.
Il film inizia con il presentarci un bambino che crediamo essere il protagonista. A dare il via alla vera e propria narrazione è la morte di questo bambino, Ryan Quinn che muore all’età di dodici anni, annegato nel canale che si trova nelle vicinanze del quartiere .
La sua è causa di un gesto involontario da parte di James, il protagonista del film che viene presentato dopo, il quale giocando con Ryan nei pressi del canale, con uno spintone lo spinge e lo lascia annegare, senza soccorrerlo.
Il tutto avviene in maniera inconsapevole in quanto i due stavano giocando come si suppone erano soliti fare. Dopo l’accaduto James fugge via per rintanarsi tra le case, lontano dal canale dove dopo poco tempo viene recuperato il corpo di Ryan. La morte di quest’ultimo porta scompiglio e motivo di sconforto in tutta la cittadina.
2. il personaggio di James
In questo film, i bambini devono confrontarsi con una realtà sociale poco piacevole, fatta di genitori per la maggior parte disattenti, spesso assenti, ubriaconi. Vivono in queste case fatte in serie, uno a contatto con l’altro.
Questo in qualche modo permetta la creazione di piccole comunità di giovani adolescenti che si accompagnano facendo marachelle e comportandosi male.
James si pone al di fuori di questo agglomerato adolescenziale, è una voce fuori dal coro perché si sente diverso, non riesce ad essere come loro, tuttavia il desiderio di integrarsi rimarrà lungo tutta la narrazione, tanto che a volte, passerà del tempo con loro prima di intrecciare altre amicizie.
Altre due voci fuori dal coro che si innalzano, sono quelle di Kenny e Margaret Anne, il primo vicino di casa di James, la seconda invece più grande di due anni, con cui istaurerà un rapporto basato sull’amore e sulla comprensione.
James è consapevole del ruolo che ha avuto per quanto riguarda la morte di Ryan. Il suo senso di colpa (misto alla rabbia perché nessuno gli ha insegnato a gestire quel sentimento) è palpabile e riconoscibile in particolare in una scena, ovvero quando la Madre di James incontra la madre di Ryan che sta traslocando.
Quando sua madre lo chiama, James è restio, non vuole avvicinarsi, non vuole percepire il dolore della madre del defunto e di conseguenza mostrare di provare lo stesso.
Costretto dalla madre, si avvicina e parla con la donna, che piange disperatamente. La madre si Ryan per ringraziarlo di quel premuroso gesto, gli regala un paio di scarpe di cuoio nuove che lei stessa aveva acquistato per suo figlio che non potrà mai più indossare.
Dare via quelle scarpe è anche un modo per voltare pagina. Per James, quelle scarpe sono un fardello e per questo, nonostante siano nuove e andrebbero conservate, inizia a graffiarle con una pietra affilata per non metterle più e liberarsi di quel fardello.
3. un racconto di formazione universale
L’ambiente circostante, la periferia, è piena di spazzatura. L’atmosfera è decadente e priva di speranza. Proprio come quei luoghi desolati e lasciati a loro stessi anche ai giovani ragazzi che abitano quelle zone, sembra spettare la stessa sorte.
Pessime sono anche le condizioni igieniche in cui vivono, l’epidemia dei pidocchi è uno dei tanti motivi che ci portano a riflettere sulle condizioni di vita. I giovani protagonisti vengono abbandonati a loro stessi anche dal punto di vista educativo.
Per esempio per quanto riguarda l’educazione sessuale, quello a cui assistiamo sono violenti contatti nei confronti di uno dei principali personaggi femminili, Margaret Anne, la quale viene sottoposta ad approcci non sempre consenzienti e frutto di diseducazione e inciviltà.
A questo costante senso di disperazione e abbandono, James e pochi altri cercano di condurre la propria vita al meglio, nonostante tutto. In qualche modo è ben visibile la sottile metafora che c’è tra i ragazzini e i topi.
Entrambi, secondo il concetto di immedesimazione quasi favolistica, si trovano ad essere degli emarginati sociali tra la spazzatura. Si muovono in gruppi, spaventati e privi di consapevolezza.
4. immaginazione e senso di rivalsa
La vita in periferia è molto monotona. L’unico modo per James per scappare da quella quotidianità opprimente e complessa è quello di lasciare libero arbitrio alla propria immaginazione.
Tutto ciò che accade è in parte filtrato dallo sguardo di James che si fa baluardo di una nuova realtà, di dar vita ad una nuova quotidianità che è migliore rispetto a quella che gli appartiene.
Un giorno, decide di seguire la sorella fuori dalla periferia. Spinto dalla forte curiosità, prende l’autobus e una volta sceso al capolinea, si imbatte in una serie di nuovi appartamenti ancora in costruzione.
Questi momenti, in cui è libero di sognare una casa che non ha, libero di provare e scoprire il funzionamento di nuovi oggetti. Libero di correre e sentirsi bambino in mondo in cui non sempre può esserlo.
Quindi non solo mentalmente ma fisicamente si sposta in un luogo migliore, per sperimentare un benessere che normalmente non è parte della sua esistenza.
Emerge un sentimento di contentezza e di rivalsa nei confronti di un’esistenza difficile. La pellicola quindi proietta questa compresenza tra la torbida e denigrante realtà che si contrappone alla forte immaginazione che si dirama lungo la narrazione.
La fantasia di James raggiunge il suo culmine con l’immagine del topolino che raggiunge la luna, e lì, lontano dall’inferno terrestre, instaura una colonia di topi nuova e migliore.
5. I TEMI DEL FILM
Tra le tematiche principali troviamo l’amicizia, il rapporto padre/madre figli e la disparità sociale.
L’amicizia, sebbene rappresentata in varie sfaccettature negative, ne incarna un tipo più puro e positivo. Quella tra Kenny e James e Margaret Anne e James, è un’amicizia basata sul rispetto reciproco e sull’affetto, sebbene ne sappiano davvero poco.
Il rapporto padre figlio è molto diverso rispetto al rapporto madre figlio. James riceve amore dalla madre che rimane un personaggio assente, a causa del suo lavoro.
Al contrario, il padre è un buono a nulla, le cui attività principali sono bere e non riuscire a concludere le questioni importanti che riguardano la famiglia.
Il padre a volte si comporta da bambino, sostituendo James che invece molto spesso, si comporta da adulto, fumando, bevendo e atteggiandosi a più grande.
6. il finale del film
L’ultima scena ritrae James che cammina per le strade del quartiere finalmente sgomberate dalla spazzatura. Anche se tutto all’esterno e all’apparenza sembra diverso, nulla è cambiato.
I bulli continuano a conquistare le strade della periferia tormentando Margaret Anne. C’è una ripetizione delle inquadrature che hanno inaugurato il film come quella delle calze della madre, che sono ancora bucate.
Il finale del film rimane aperto, c’è speranza nello sguardo di James che sorride perché sembra essere riuscito a portare in salvo la famiglia dalla loro situazione precaria.
Infatti in una delle ultime scene, vediamo la famiglia che trasloca in quella parte di quartiere nuova dove James si rintanava per allontanarsi dalla sua quotidianità.
Allo stesso tempo assistiamo anche all’annegamento del piccolo James, che pone un’ulteriore riflessione rispetto alla fine del film.
Forse l’unica cosa che è cambiata dopo tutto è proprio James che come atto conclusivo, affronta il canale, pagando in suo gesto involontario dell’inizio del film e immagina di portare in salvo la sua famiglia, in quel luogo migliore e tanto prezioso per lui.
7. James incontra Antoine Doinel
Durante tutta la visione della pellicola, numerose sono state le citazioni a importanti pellicole della storia del cinema. L’Acchiappatopi è un degno successore di alcuni film che hanno fatto la storia come Accattone di Pier Paolo Pasolini (1961), e i 400 colpi di Francois Truffaut (1959).
Le tematiche sociali, il girare tutto all’esterno, la presenza di così tanti giovani attori, sono solo alcuni degli elementi che uniscono questi tre film che in qualche modo coesistono nella stessa dimensione.
Il finale di Ratcatcher è un fortissimo richiamo al finale dei 400 colpi, uno dei primi racconti di formazioni.
James riesuma la corsa sfrenata di Antoine Doinel.
Il suo personaggio iconico e riconoscibile per il suo arrivederci allo spettatore con l’ultimo sguardo in camera, apre numerose riflessioni sul film, sul futuro, lo intravediamo in James e nel suo sorriso che si congeda in questo modo poetico e speranzoso.
Affine e complementare per i temi ma con luoghi diversi, ho pensato al libro L’isola di Arturo di Elsa Morante (1957).
Per quanto riguarda la musica https://www.youtube.com/watch?v=0qLXf31Cawk Sufjan Stevens sembra aver scritto questa canzone per James.