Di Beatrice Mele
Disponibile sulla piattaforma digitale Mubi, Persepolis è la trasposizione filmica animata della graphic novel di Marjane Satrapi, una storia autobiografica arricchita tra elementi filtrati dalla fervida immaginazione dell’età fanciullesca e memorie di avvenimenti brutali.
1.Avvenimenti storici e il racconto di finzione.
L’autrice Marjane Satrapi, nasce come un’illustratrice di libri per bambini. La prima edizione della graphic novel Persepolis risale agli anni 2000. Solo successivamente il racconto è stato adattato, per il grande schermo con l’aiuto di Vincent Paronnaud nel 2007.
Persepolis è un racconto di formazione, ambientato in parte in Iran, negli anni Settanta che si focalizza sulla crescita della stessa Marjane e tutti gli avvenimenti che coinvolgono la sua famiglia. Il tutto ha come cornice il conflitto Iraq- Iran. Fortemente simbolico è il titolo, per l’appunto Persepolis, che significa città dei persiani.
Il film apre numerose riflessioni, una tra tante è la necessità di trovare il proprio posto nel mondo. La protagonista, già in giovane età, è costretta a spostarsi prima a Vienna e poi in Francia per sfuggire alle restrizioni in seguito all’affermarsi della teocrazia khomeinista.
Il cambiare ambiente comporta nuove sfide e nuovi ostacoli tra cui il razzismo, i pregiudizi, tutto questo accade in luoghi e ambienti non sempre inclini all’accoglienza e alla comprensione.
2. In limbo tra due vite.
Il film è diviso in due parti: la prima parte in cui l’ingenuità, voglia di scoprire e di vivere è a mille, di conseguenza è presente una visione estremamente positivista del futuro. Questo primo periodo in cui la giovane Marjane inizia a formarsi, è di conseguenza anche incline all’apprendimento.
Ci troviamo a Téhéran 1978 caratterizzata da un ambiente libero e comprensivo le cui uniche preoccupazioni riguardavano pensieri e aspirazioni pre-adolescenziali tra cui << radermi le gambe e diventare l’ultimo profeta della galassia>>.
Cresciuta in un ambiente intellettualmente stimolante, la protagonista si forma sulla base di idee lontane dal regime teocratico grazie ai suoi genitori e anche grazie ai saggi consigli della nonna, altra figura fondamentale durante il suo percorso di crescita.
Non a caso gran parte delle ideologie politiche e racconti di ciò che è accaduto, mettono radici per poi rinascere nella “seconda” parte del film. Il racconto procede in maniera cronologica. Il film comincia dalla fine, che risulta essere il presente, per poi narrare la storia dal principio fino ad arrivare al momento dell’inizio della storia.
Una particolare scelta stilistica è distinguere tra narrazione del passato, che appare in bianco e nero e narrazione del presente che invece è a colori.
3. Quando il cinema diviene politico
Il cinema in questo caso anche la letteratura, sono da sempre mezzi di comunicazione importanti e diretti. Persepolis ha una forte accezione politica dato anche l’argomento trattato.
Quello che però appare estremamente interessante è il modo in cui alcune dinamiche politiche vengono raccontate, quindi come prima ancora del cinema la graphic novel, decide di rappresentare fatti storici violenti, in maniera innovativa.
Ci sono due specifiche scene nel film in cui vengono scelti degli espedienti narrativi, e in questo visivi che, raccontati per una bambina, appaiono reali anche se filtrati da una narrazione fanciullesca.
Il primo esempio potrebbe essere il racconto di come lo Scia sia salito al potere. Questa storia viene raccontato come se si trattasse di uno spettacolo di marionette. Sebbene venga mascherato da questa quasi giocoliera ambientazione, la narrazione colpisce e rimane nella memoria di Marjane, che comprende il significato di quelle lotte, senza mai dimenticarne il valore.
Questo è un pattern, rispetto al modo in cui argomenti più importanti (tra cui anche la storia dello zio) vengono trattati, che si ripropone durante il film, Almeno nella prima parte. I vari avvenimenti di natura politica, vengono raccontati dal padre che attraverso questo spettacolino cerca di insegnare alla figlia ciò che realmente è accaduto.
Il progressivo degenerarsi della situazione politica, i rivoluzionari vengono eliminati, le regole che riguardano la quotidianità diventano più rigide. Non c’è spazio per libertà d’espressione e tanto meno per elementi appartenenti alla cultura occidentale, che contaminino le menti.
4. Lo straniamento per la libertà.
L’allontanamento dall’Iran è il momento spartiacque che scinde il film e di conseguenza inaugura la seconda parte. Quando Marjane lascia l’Iran, viene catapultata in un nuovo ambiente in cui però viene considerata un’estranea e risulta quindi molto difficile integrarsi.
Marjane cerca di sfruttare al meglio questa possibilità che ha ottenuto, il poter rimanere al sicuro, lontano dalla guerra. Cerca di integrarsi al meglio, facendo nuove esperienze fino ad arrivare a rinnegare le sue origini (si definisce francese senza accennare alle sue radici iraniane). Il momento di completa presa di coscienza a mio parere, è riconducibile al suo soggiorno austriaco quando istintivamente risponde ad un suo amico che sostiene la superiorità della dottrina nichilista secondo cui nulla esiste e nulla è importante.
lo spirito combattivo di Marjane e la sua stessa esperienza di vita la spingono a contrastare l’affermazione dell’amico << Ma che cavolo dici? L’ esistenza non è assurda. Lo sai che c’è chi dà la vita per la libertà?>>. Una dichiarazione di rivalsa rispetto alla negazione degli anni precedenti, una nuova concezione di sé e della propria esistenza.
5. Il sacrificio di una donna libera.
Dopo il lungo soggiorno a Vienna, in seguito in vari eventi tra cui la continua oppressione politica e un divorzio, Marjane è costretta a rivalutare tutta la sua vita. Ormai quasi adulta, la protagonista si trova a dover affrontare nuove situazioni e nuovi dubbi.
Qual è il suo posto? L’allontanamento da casa viene accusato dalla protagonista che solo dopo il secondo ritorno a casa comprende il significato del sacrificio che la vede allontanarsi dal suo paese d’origine.
Il film termina con Marjane che lascia di nuovo l’Iran, spinta dai genitori. L’auspicio di questo distacco è che lei possa meglio, più libera, dall’opprimente situazione politica del paese d’origine. La realizzazione finale accompagna la fine del racconto. <<Stavolta parti per sempre, sei una donna libera>>.
Persepolis è una narrazione autobiografica ma allo stesso tempo propone tematiche universali quali: la difficoltà di orientarsi e di integrarsi in un mondo non sempre propenso all’accoglienza; propone una prospettiva sul ruolo della donna in un contesto politico e geografico diverso.
La confusione e lo smarrimento giovanile, altra tematica presente, appartiene ad una narrazione globale anche se in questo caso declinata in maniera diversa, più politica che esistenziale.
Marjane Satrapi si erge ad eroina moderna il cui grande gesto è raccontare il conflitto politico Iraniano con l’audacia e l’autenticità di chi ha lottato e continua a lottare per conquistare la libertà ed il proprio posto nel mondo.