Past Lives: l’esordio di Celine Song tra identità culturale, drammaturgia e The Sims

folder_openAL CINEMA

di Luigi D’Auria

Presentato in anteprima mondiale al Sundance, e passato dalla Festa del Cinema di Roma ad ottobre, dal 14 febbraio arriva nelle nostre sale, grazie a Lucky Red, Past Lives.
Candidata a due premi Oscar, l’opera prima della coreano-canadese Celine Song è tra i cavalli di razza della scuderia A24.

THREE OF LIFE

Na Young e Hae Sung, due amici d’infanzia profondamente legati, si separano quando la famiglia della prima emigra da Seul alla volta del Canada. Due decenni dopo i due si ritrovano a New York. Na Young , ora Nora Moon, ha un marito, lo scrittore Arthur, conosciuto durante una residenza artistica.

Celine Song, drammaturga di spicco della scena teatrale newyorkese, esordisce al cinema con un melò contemporaneo parzialmente autobiografico.
La formula è quella consolidata del triangolo amoroso, della coppia di tre, vero e proprio topos cinematografico da Truffaut/Godard ad Ira Sachs, qui scandito da tre parentesi temporali che dividono il racconto in intervalli di 12 anni, sfruttando la forma retorica dell’ellissi.

Le tre facce della medaglia sono quelle di Greta Lee (statunitense, figlia di immigrati coreani), Teo Yoo (il Vicktor Coj del Leto di Serebrennikov) e John Magaro (di origini italiane e sposato davvero con una coreano-americana: “recitare Arthur è stato catartico”).

CHIAMAMI COL MIO NOME

La questione dell’identità culturale, delle radici e della lingua è centrale. Tutto il dualismo racchiuso nella definizione di nazionalità coreano-americana è il motore dell’opera di Celine Song. “Non dormi mai nella mia lingua. Sogni solo in coreano” le dice Arthur: non bastano una t-shirt delle Niagara Falls o un nome occidentale per sentirsi davvero a casa (Moon!).
La sequenza della scelta dei nomi, con il suggerimento inascoltato di Suzanne in sottofondo, è bellissima e al tempo stesso struggente (la Song sostiene che il suo nome occidentale fosse un omaggio del padre, regista, al personaggio del film di Rivette Céline et Julie vont en bateau, ndr.).

Quando a distanza di 12 anni, dopo essersi a lungo inseguiti, i due si ritrovano online Hae Sung chiede a Nora se può chiamarla ancora Na Young. E lei: “Anche mia madre mi chiama ancora così”. Chiamami col mio nome, quindi (il marito della Song è Justin Kuritzkes, sceneggiatore dei due Guadagnino in arrivo nel 2024).

E’ un ping pong tra due mondi Past Lives, tra il Seul Grand Park ed il Madison Square Park, come sottolineato dal montaggio a volte anche troppo didascalico. I giochi spensierati di quando si era felici, tra le giant heads del New Gazing At Being di Lee Il-Ho, e poi il nuovo incontro, 24 anni dopo, davanti al monumento di David Farragut a NY.
E se la Statua della Libertà, riproposta con ridondanza, da un lato vuole alludere all’ambizione da American Dream di Nora/Celine (“che premio vuoi vincere adesso?”), dall’altro è inquadrata da un battello, la prima immagine di sè che la Grande Mela offre allo straniero, all’emigrante, metafora di un’integrazione mai davvero completata.

PLAY WITH LIFE!

E’ un gioco di scatole cinesi Past Lives, mise en abyme metariflessiva in cui la Song per preservare lo sconcerto del primo incontro tra Arthur e Hae Sung ha strutturato le prove in modo che John Magaro e Teo Yoo non s’incontrassero mai prima del momento in cui l’uno suona al campanello dell’altro, a metà film.
I due mondi tra cui si muove l’artista sono il teatro e la sperimentazione con le piattaforme di life simulation. Non è un caso che la drammaturga sia l’autrice dell’esperimento per il NY Theatre Workshop The Seagull on the Sims 4 (“Play with Life!”). Anche in Past Lives Celine Song si diverte a giocare con il suo alter ego e i vari personaggi/ avatar .

La reincarnazione che sta alla base della filosofia coreana dell’In-Yun e le connessioni che generano spazi virtuali alimentano le videocall della seconda parte del film. “Da qui puoi vedere tutta Seul dall’alto”, come in una sessione di The Sims, come su Second Life.

La dimensione metanarrativa caratterizza i personaggi: di chi è la voce fuori campo che osserva Nora, Arthur e Hae Sung in apertura?
In una delle scene più importanti del film, Nora e Arthur, a letto, si interrogano sulla storia che stanno vivendo/mettendo in scena (Synecdoche, NY?), pedine consapevoli al servizio di una drammaturgia eccellente. The Sims, quindi (emblematica l’apatia delle comparse al Brooklyn Bridge Park), ma anche Pirandello con la riflessione metacritica dei suoi personaggi (Leonora, addio!).

TUTTA LA VITA D’AVANT

Past Lives è il diario di un’evasione che, mentre in Kubrick/da Schnitzler era interiore, psicologica, ferina, è qui addolcita, malinconica, proustiana (“sei uguale alla ragazzina di 12 anni che ricordo”). Fenomenologia di un’epoca che gioca con la prospettiva, la coniuga al passato, eleggendo la nostalgia a suo unico credo (anche Past Lives è girato in pellicola). Gli Eyes Wide Shut diventano i Quiet Eyes della credit song firmata Sharon Van Etten.

Ed è così che nell’insolito silenzio della notte newyorkese, che è un a parte come il finale dell’Eclissi di Antonioni, Nora/Celine si ritrova con Hae Sung, ad aspettare Godot Uber e ad interrogarsi sulla potenza libera di un amore in potenza, prima di tornare da Arthur e chiedere nuovamente scusa. Scusa per non sentirsi, ancora una volta, davvero a casa.

“This is where we ended up”, è qui che siamo finiti.

Fuoricampo:

-la trilogia del Before di Richard Linklater;

-le location del film: il Seul Grand Park con le sue istallazioni permanenti (tra cui New Gazing At Being di Lee Il-Ho), il Madison Square Park, il Jane’s Carousel al Brooklyn Bridge Park;

The Seagull on the Sims 4 (https://www.nytw.org/show/the-seagull-on-the-sims-4/, https://www.youtube.com/watch?v=MurVI5C8DPQ&ab_channel=AmericanTheatreWing);

Doppio sogno di Arthur Schnitzler;

Leonora, addio! in Novelle per un anno di Luigi Pirandello;

Manhattan di e con Woody Allen;

-la simbologia legata al numero 12 in Corinne Morel (docente di Pratiche sociali all’Università Lumière di Lione), Dizionario dei simboli, dei miti e delle credenze, Firenze, Giunti Editore, 2006: “Il dodici segna l’ingresso nella pubertà e dunque induce l’idea di una trasformazione radicale […che] si fonda su un passaggio molto difficile e faticoso che è il solo che davvero porta a crescere. È per questo che il dodici traduce implicitamente gli ostacoli, i passaggi difficili, gli enigmi da risolvere.”

Tags: a24, alcinema, blog, canada, celinesong, cinema, corea, critica, esordio, film, korean, live, love, lovestory, luckyred, movie, newyork, operaprima, past, pastlives, pellicola, recensione, sanvalentino, song

Related Posts

keyboard_arrow_up