MAY DECEMBER (2023) di T. Haynes

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di Luigi D’Auria

Passato in concorso a Cannes76, May December è il ritorno al cinema fiction di Todd Haynes dopo l’intenso doc del 2021 The Velvet Underground.

Girato in soli 23 giorni con un budget da cinema indie, il film è, come il precedente Carol, un passo a due tra grandissime interpreti: qui Natalie Portman e Julianne Moore (alla sua quinta collaborazione con il regista californiano).

Una famosa attrice è intenzionata a realizzare un film sulla storia vera di una coppia, la cui relazione clandestina aveva infiammato la stampa scandalistica e sconvolto gli Stati Uniti vent’anni prima. Per prepararsi al suo nuovo ruolo, entrerà nella loro vita rischiando di metterla in crisi.

L’espressione “May-December” indica una relazione tra due persone la cui differenza di età è molto ampia. La sceneggiatura di Samy Burch, infatti, trae liberamente ispirazione dal caso di Mary Kay Letourneau, docente della Shorewood Elementary School di Burien, Washington, che nel 1996 fece scandalo per il suo rapporto con lo studente allora dodicenne Vili Fualauu: i due si sposarono dopo la scarcerazione della donna, che partorì la loro prima figlia mentre si trovava in prigione. Haynes sposta la vicenda da Washington a Savannah, Georgia.

LA CRISALIDE

Il film si apre con un dettaglio al ralenti di alcune farfalle monarca (Danaus plexippus), immediatamente riconoscibili per la vivace livrea arancione, che si posano sui fiori di un rigoglioso giardino. Su queste immagini scorrono i credits, accompagnati dal rude piano di Marcelo Zarvos che rielabora il tema di Messaggero d’amore di Losey, evocando già atmosfere da thriller anni ’80.

Il primo frame è uno zoom out (!) dal dettaglio della cupola dorata della Savannah City Hall Clock Tower, cui seguono altri due establishing shot a contestualizzare l’arrivo dell’auto da cui scende la Portman. La prima inquadratura di un interno ritrae il salone della Candler Oak House con al centro due poltroncine. Ecco che, finalmente, fa il suo ingresso in scena Elizabeth Berry, preceduta dalla sua voce al telefono. La vediamo spalancare le finestre della stanza e leggere in finta soggettiva il biglietto di benvenuto della COH.

Uno stacco di montaggio netto ci porta nel giardino della villa degli Atherton-Yoo, dove Joe (Charles Melton) è intento a sistemare la griglia del barbecue, mentre sua moglie, Gracie (Julianne Moore) è indaffarata in cucina con la vicina Rhonda. La sequenza termina con un repentino zoom in ad isolare l’espressione di Gracie “Non ci sono abbastanza hot dog”.

Quest’ouverture magistrale contiene già in nuce, come una crisalide, gli sviluppi e le suggestioni del film.
Le farfalle (monarch) di cui si occupa Joe introducono il tema della metamorfosi e dell’ambiguità delle apparenze facendo il paio con il tv show che ha reso nota la Berry (Norah’s Arch). La stanza vuota con le poltroncine al centro e la voce fuori campo, prima di Elizabeth, poi del suo interlocutore, così come l’uso bulimico dello zoom associato all’eccesso stilistico prodotto dalla musica e dalle scelte registiche tipiche del genere lasciano spazio alla dimensione del perturbante che caratterizza la relazione morbosa tra Gracie e Joe.

LA FARFALLA

May December è un neonoir.
Haynes paga il debito ai maestri assoluti del genere ricorrendo a figure retoriche e topos abituali del noir, come il doppelgänger che, a partire dalla reference dichiarata di Persona (Bergman, 1966), caratterizza un’intera filmografia di titoli che sembrano avere più di qualcosa in comune con il nostro: da La donna che visse due volte agli echi hitchcockiani delle rivisitazioni ossessionate di De Palma (il film nel film di Dressed to Kill), fino ad arrivare agli esempi più recenti de Il cigno nero (sempre con Natalie Portman) e di Quello che non so di lei, passando per l’iconica coppia di protagoniste di Mulholland Drive (citata già a partire dal poster).

La superficie del film è costellata di riferimenti, citazioni, da un surplus di significanti tipico del thriller, capace di richiamare, grazie anche alla ridondanza della soundtrack di Zarvos, un immaginario ben preciso.

May December, L to R: Charles Melton as Joe, Todd Haynes Director and Julianne Moore as Gracie Atherton-Yoo. Cr. François Duhamel / Courtesy of Netflix

NO TRESPASSING

May December è un film su quello che resta al di fuori, sull’inafferrabile: may come possibilità, altrove. Ce lo dicono i volti a metà di JM e NP da un poster su cui manca Joe, tenuto ai margini di una storia che è prima di tutto la sua.

La composizione dei quadri immerge i personaggi in un caleidoscopio e rispecchia il valzer delle distanze, equilibrando e sbilanciando di volta in volta le dinamiche del trio.

May December è soprattutto una “riflessione sull’impossibilità dell’arte di rappresentare l’intima verità di una storia realmente accaduta, e di cogliere fino in fondo la complessità dell’umano, e il suo mistero“. Denuncia il fallimento di ogni teoria oggettivistica dell’immagine. Documentare è docu-mentire (Agnès Varda), ogni storia ha un punto di vista. Natalie Portman, anche produttrice del film sul film nel film, entra nella storia di Gracie e Joe con il suo.

La distanza tra l’interprete e il personaggio reale è incolmabile (I’m not there): dove guardano Elizabeth e Gracie nella scena allo specchio?
Lo dicevamo, quello di Haynes è un film sul fuori, sull’altro da. Pensiamo alla voce al telefono con cui parla Elizabeth o agli sms che riceve (e a cui risponde) Joe. O ancora al retro del negozio di animali dove la diva reinterpreta (e quindi ri-produce, falsifica) LA scena (madre).

Il cinema davanti al dolore degli altri. Haynes denuncia la parzialità e le dinamiche di potere sottese a qualunque tipo di narrazione, l’impossibilità di entrare davvero nelle storie degli altri se non come simulacro- ritrattoinfiamme: emblematico il finale in cui Elizabeth chiede un altro ciak perchè sente che la scena “sta diventando più vera” .

Non ci sono risposte, soltanto interrogativi, speculazioni, ipotesi, percorsi critici, anatomie di cadute. Haynes sa che ogni storia porta con sé un confine impossibile da attraversare, un limite ultimo oltre cui non ci si può spingere. Una soglia, un far from (heaven). E’ il no trespassing che apre e chiude Citizen Kane. Una distanza di sicurezza. May-December, appunto.

“This isn’t a story! This is my life!”

FUORICAMPO:

-No trespassing (Quarto Potere di Orson Welles);

-Un altro grande noir con Natalie Portman (Oscar alla miglior attrice protagonista): Il cigno nero di Aronofsky (tutti i noir con NP sono neo-noir);

Messaggero d’amore di Joseph Losey, a cui il compositore Zarvos si è ispirato per la colonna sonora;

-Il doppelgänger al cinema: da La donna che visse due volte a Quello che non so di lei (Polanski);

-Susan Sontag davanti al dolore degli altri, il peso delle immagini;

-Il perturbante al cinema: https://distribuzione.ilcinemaritrovato.it/per-conoscere-i-film/mulholland-drive/doppio-impossibile-perturbante

-ALL YOU CAN EAT, un cortometraggio di Samy Burch e Alex Mechanik: https://vimeo.com/55804054

-Il poster di MD e quello di Parla con lei (Almodovar, 2002);

-Il DOP di May December è Christopher Blauvelt, storico collaboratore di Kelly Reichardt, subentrato al fido Edward Lachman (sua la fotografia di quasi tutti i film di Haynes) a causa di un infortunio all’anca.

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