L’arte della Gioia: la storia dell’anti eroina modesta dedita alla gioia.

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Di Beatrice Mele

Valeria Golino  porta sul grande schermo la storia raccontata da Goliarda Sapienza nel romanzo postumo l’Arte della Gioia. Il film è stato presentato per la prima volta alla 77esima edizione del festival del cinema di Cannes, per poi essere distribuito nelle sale cinematografiche suddiviso in due parti rispettivamente uscite il 30 Maggio e il 13 Giugno 2023. Su Sky è presente invece sotto forma di Sei episodi.

  1. Opera prima, la storia di un capolavoro nascosto.

Il romanzo ha una storia interessante proprio come ciò che racconta. Il manoscritto, nonostante fosse stato terminato in parte già nel 1974, non venne mai reso noto al pubblico poiché nessuno era disposto a pubblicare il lavoro della scrittrice. Di conseguenza il romanzo rimase rinchiuso a lungo all’interno di una cassa, dove gli occhi umani che lo avevano rifiutato non arrivarono fin dopo la sua morte.

Angelo Pellegrino, scrittore della tradizione italiana del Novecento e compagno di una vita di Goliarda, restituisce la storia del romanzo  nella prefazione di quest’ultimo , raccontando i vari tentativi  falliti, fino a quando il romanzo non ha poi avuto il suo momento di “Gioia” che è continuato nel tempo fino ad oggi.

L’atto d’amore più grande compiuto da Angelo Pellegrino è proprio aver ridato vita a ciò che sembrava morto. L’atto di ricondurre Modesta alla visibilità del mondo.

 2. Dal libro al Cinema

Il romanzo in qualche modo è un genere letterario che ben si presta alle trasposizioni cinematografiche e seriali. In questo caso ancora di più, per Valeria Golino, non è stato difficile tradurre le parole in immagine vivide. Questa trasposizione è l’unica e la prima, data anche la giovane pubblicazione del romanzo.

Valeria Golino ha avuto modo di conoscere Goliarda Sapienza, tale rapporto, durato all’incirca tre mesi, quando la regista aveva diciotto anni, è stato importante per la progressiva figurazione del lavoro cinematografico.

In un’intervista rilasciata per la Stampa, la Golino racconta come Goliarda Sapienza in qualche modo si sia ispirata a lei e alla sua gioventù. Quando le due erano solite frequentarsi, la scrittrice molto spesso la definiva “la mia modesta” per il modo in cui era: una diciottenne selvaggia, poco incline alle regole della società dell’epoca.

Il film è di fatto molto legato al libro, non si permette di modificare troppo del romanzo. Le tematiche e le più importanti questioni affrontane del libro sono rese vivide grazie alla potenza del mezzo cinematografico.

La sceneggiatura del film è stata scritta da Valeria GolinoLuca Infascelli, Francesca MarcianoValia Santella Stefano Sardo, la regia è opera di Valeria Golino e Nicolangelo Gelsomini.

3. UNa vita dedita alla gioia : il personaggio di modesta.

Il personaggio di Modesta è uno dei migliori personaggi femminili scritti nella storia del Novecento. Modesta, solo di nome non di fatto nasce il primo gennaio del 1900. Tecla Insolia  dà vita a Modesta, con un’interpretazione magistrale.

Lo spettatore viene accompagno dalla narrazione onnisciente di Modesta giovane adulta che ci racconta man mano la storia,  spiegandoci il motivo delle sue decisioni e azioni attraversando la quarta parete. Racconta la sua storia con sguardo tenace e con la voce che trema, senza mai avere paura di distogliere lo sguardo dal suo pubblico. 

Solo alla fine scopriamo che il suo monologo è diretto non solo allo spettatore ma anche ad un altro personaggio presente nella stanza in cui lei risiede durante il racconto.

L’essenza del suo personaggio è incarnato dalla frase che da inizio al film e in qualche modo racchiude il suo percorso di vita: “ho sempre rubato la mia parte di gioia”.

Modesta è giovane quando è costretta ad imparare a camminare da sola. La Sicilia in cui vive è ancora molto arretrata, molto cattolica e troppo ordinaria per quella che è la vita a cui aspira Modesta.

4. Il femminile secondo Goliarda

Sono diverse le donne presenti nel film, ognuna di loro hanno un ruolo e un significato importante.

Tra i personaggi più importanti abbiamo: la principessa Gaia interpretata da Valeria Bruni Tedeschi e Beatrice, interpretata da Alma Noce, figlia (si scoprirà solo alla fine essere in realtà nipote) della Principessa e Jasmine Trinca nei panni di Madre Leonora.

Seppure secondarie, le vite delle donne del film, si intrecceranno con Modesta, in maniera diversa, chi per amore, chi per rispetto, chi per necessità. Ognuna di loro riempie di ricchezza e amore la vita della nostra protagonista.

Il femminile incarnato da Modesta è a tratti crudele, feroce; la felicità è un sentimento che si acquisisce con dedizione, la necessità di una vita migliore spinge la protagonista a proteggere ciò che ottiene. Questo è uno dei tanti insegnamenti che la Principessa Gaia impartisce a Modesta.

Ed è a questo punto che possiamo introdurre  le altre tematiche fondamentali, che sono coraggio e crescita. In questo caso, di riferimento è la vita di Modesta, in quanto, tenendo conto della dimensione in cui il romanzo è ambientato, risulta rivoluzionario il modo in cui si muove tra gli eventi della storia, progettando e rischiando. In un mondo privo di possibilità, lei riesce ad uscirne viva e vittoriosa.

La narrazione del desiderio femminile, la libertà con il quale questo desiderio viene espresso da Modesta è con la sua bisessualità. Per essere una storia scritta nel 1974 risulta essere  estremamente femminista.

La riscoperta del desiderio come parte integrante della vita del femminile, non è mai stato decodificato così bene. Così come la gioia, anche  l’amore è uno strumento personale legato all’autocoscienza che risponde sempre all’obbiettivo primario di rubare ciò che spetta. Non a caso quando Modesta parla degli amori della sua vita, esordisce sempre con la frase: “mi sono innamorata tutte le volte che è stato necessario”.

5. un’estetica tra il noir e la commedia.

Nonostante la storia sia a tratti drammatica, all’interno del film riscontriamo diverse sfumature tra commedia e grottesco. Uno dei personaggi che più incarna questa caratteristica è Gaia. Valeria Bruni Tedeschi offre al pubblico una capricciosa principessa in preda alle isterie.

Allo stesso modo la narrazione cinematografica si avvale di alcune scelte registiche e narrative che si avvicinano al vecchio noir: il racconto delle vicende già accadute e delle torbide morti, per poi arrivare al presente stesso in cui Modesta, con il suo monologo esplica le ragioni di tali azioni, rifacendosi in maniera implicita, all’inizio dei film di genere noir del passato.

La tensione drammatica risulta comunque essere centrale nel racconto cinematografico. La Fotografia alterna luminosità e oscurità quasi come se seguisse passo dopo passo le decisioni e i cambiamenti d’umore di Modesta. Tutto accompagnato da una esemplare scelta di costumi e colonna sonora che rendono L’arte della gioia una delle opere cardine della cinematografia italiana contemporanea.

 

Per non perdere il continuo del viaggio di Modesta e per conoscere ancora meglio l’ampio mondo letterario di Goliarda Sapienza  consiglio la lettura del romanzo Dell’Arte della Gioia. Continuando la tradizione (appena cominciata) del “consiglio una canzone che abbia le stesse vibes del film”, se penso a Modesta io non posso non pensare a Mina https://www.youtube.com/watch?v=4nHEqcRjVm8

Tags: autorialità femminile, film, l'arte della gioia

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