I’m Not a Robot, il cortometraggio vincitore degli Oscar 2025

folder_openoscar 2025
I'm not a Robot, una scenda del film

di Anna Pitta

And I wish I was special
You’re so fuckin’ special

Sulle note di Creep dei Radiohead, intonata dal coro femminile belga Scala & Kolacny Brothers, un piano sequenza ci introduce nel cortometraggio vincitore dell’Oscar 2025, I’m Not a Robot, diretto e sceneggiato dalla regista olandese Victoria Warmerdam.

La telecamera ti introduce nella giornata lavorativa della protagonista Lara, interpretata da Ellen Parren.
L’atmosfera è familiare, distesa, Lara si lascia trasportare dalla musica, e tu spettatore sei pronto a seguirla.

Mentre Lara ascolta il brano, lasciandosi cullare dalle note, un aggiornamento del sistema interrompe bruscamente (a lei e a noi) il brano, proprio sul più bello. Per continuare, Lara è costretta a superare un test reCAPTCHA che le chiede di confermare di non essere un robot. Un passaggio banale, a cui siamo abituati: selezionare le immagini indicate dal sistema e cliccare conferma. Ma Lara fallisce.
Ogni suo tentativo viene respinto. Frustrata, contatta l’assistenza clienti. L’uomo dall’altro lato del telefono, ascoltando le sue ragioni, mette ancora in dubbio la sua identità. E così, quella che sembrava una semplice richiesta di aiuto si trasforma in una sentenza paradossale.

La sceneggiatura: un viaggio visivo e simbolico

In I’m Not a Robot la sceneggiatura di Warmerdam rivela tutta la sua forza. La crisi della protagonista non è solo personale, ma si estende a una riflessione più profonda: cosa ci rende umani?

Il reCAPTCHA, creato per distinguere l’uomo dalla macchina, finisce per sfumare il confine tra le due. L’esserci, il Dasein heideggeriano, è messo in discussione da un algoritmo che decide arbitrariamente chi ha coscienza e chi no.
Se la consapevolezza di esistere è ciò che ci definisce come esseri umani, cosa accade quando questa consapevolezza viene negata?

Un piano sequenza segue Lara mentre, innervosita, chiude la telefonata con l’assistenza clienti di Google. Si allontana lungo il corridoio dell’ufficio in cerca di un angolo di intimità. Il suo vagare tra le stanze diventa metafora della ricerca interiore: Lara avverte il bisogno di prendere coscienza della propria autenticità. Decide quindi di telefonare il suo compagno, per spiegargli l’accaduto ed essere rassicurata ma, proprio come la chiamata all’assistenza, anche quella al fidanzato non le offre alcuna certezza sul suo essere.

I'm not a robot, dettaglio protagonista del film
Ellen Parren nella scena introduttiva del cortometraggio
Un’identità definita dall’altro

Lara si sente smascherata da una verità amara: è un bot. Un’entità creata per far compagnia ad un’altra persona, con ricordi, emozioni, sentimenti, con un proprio carattere, che vive però, a sua insaputa, solo in funzione di qualcun altro. La sua esistenza è legata al suo compagno. Non può morire prima di lui. Il dualismo uomo/macchina si sovrappone perfettamente a quello uomo/donna.

Il dualismo che caratterizza la tradizione occidentale pone sempre uno al centro di un universo polarizzato, in una struttura mai simmetrica, dove l’‘altro’ è costruito come tale con il solo compito di rispecchiare chi detiene il dominio. É quanto afferma Hegel nella Fenomenologia dello Spiritola relazione tra il padrone e il servo instaura una dinamica in cui l’identità di uno si costituisce attraverso il riconoscimento dell’altro, ma in una posizione di subordinazione. 

Il cortometraggio non propone soluzioni. Warmerdam non giudica, non predica: mostra. E, nel farlo, rivela una struttura sociale invisibile e radicata, in cui l’autodeterminazione di Lara è negata da un sistema che la vuole solo in funzione di uno specchio.

I'm not a robot, una scena del film
I’m not a robot, una scena del film
L’autenticità negata

Essere autentici significa avere il controllo su sé stessi. Lara tenta un gesto estremo per affermarlo. Ma il sistema non glielo permette. Non può morire se prima non muore lui.

E allora, chi decide se siamo umani?

Warmerdam ci lascia di fronte a un’evidenza brutale. Una società che, dietro l’illusione del progresso, continua a definire il valore dell’individuo come riflesso di ciò che l’altro vuole che siamo. E che, nel farlo, non permette alcuna via di fuga.

I’m not a Robot è disponibile su YouTube -> Cortometraggio

Ti è piaciuto questo articolo? Seguici su Ig e resta connesso per altri contenuti Toko Film fest – Ig

Le immagini sono utilizzate esclusivamente a scopo informativo non commerciale. I diritti sono riservati ai rispettivi proprietari.
Tags: 97a notte degli oscar, creep, I'm Not a Robot, miglior cortometraggio oscar 2025, notte degli oscar 2025, Oscar 2025, Victoria Warmerdam

Related Posts

keyboard_arrow_up