Il sogno infranto di Finalmente l’alba

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Finalmente L'alba

di Matteo Cantarella

Inizia con una scena fittizia di un qualsiasi film neorealista: bianco e nero, soldati, morte, bambino. La camera da presa allarga e rivela che ci troviamo dentro una sala cinematografica. L’incipit del film non lacia scampo: Finalmente l’alba è un tributo al grande cinema degli anni ’50.

Mimosa (Rebecca Antonaci) è una giovane ragazza nella caotica Roma del ’53. Si nutre di sogni che non può raggiungere e si accontenta di una realtà che la fa soffrire. Dopo uno dei tanti pomeriggi passati al cinema con la mamma e la sorella, un giovane scapezzato le ferma per invitarle il giorno dopo a presentarsi come comparse in un grande film colossal a Cinecittà. Non senza dover convincere i genitori le due sorelle riescono a presentarsi ai casting, dove da semplice comparsa, Mimosa riuscirà a diventare una stella, anche se solo per una notte. Dopo essere stata scelta dalla protagonista del film, Josephine Esperanto (Lily James), Mimosa la seguirà in una nottata di festa che le svelerà i segreti e i delitti dietro il patinato mondo del cinema.

Il regista Saverio Costanzo si mette per la prima volta alla prova con un soggetto originale dopo aver lavorato al suo debutto Hungry Hearts e alla serie L’amica geniale. Il film, proprio come in C’era ancora domani, dipinge la realtà dell’Italia post guerra. A differenza del film di Cortellesi però la realtà qui è meno studiata e si affida maggiormente all’onirico. Il film è un tributo al cinema ma non solo neorealista, per cui si contamina di diversi stili e immaginari che si traducono in un’estetica patinata. Se il discorso sul cinema in C’è ancora domani è rappresentato dal tributo che il film fa al neorealismo rosa, qui entra a far parte di un linguaggio metacinematografico. Come nella scena iniziale anche la scena del colossal hollywoodiano ambientato in Egitto diventa parte integrante del film, che non si rivela nella sua arteficiosità se non alla chiamata del “Cut!”. I costumi, il trucco e le scenografie sono poi l’apice di tale tributo: tutto è stato realizzato con un’ attenzione ai dettagli, ispirandosi direttamente ai processi di costruzione del tempo. Da questo emerge sia la passione e la dedizione del regista, sia la sua mano esperta.

scena tratta da Finalmente l’alba. In primo piano Joe Keery, dietro a sinistra Lily James

Il sogno di Mimosa si realizza quella notte quando, quasi per magia -proprio come nei film classici-, si ritrova ad una festa insieme alle sue celebrità preferite. Da qui in poi il film prende strade a volte anche insapettate. L’intento era quello di far cadere i miti di Mimosa, mostrando i peccati dietro i lustrini e le copertine dei giornali. Alla festa infatti il mondo lussurioso e sognante delle star del cinema si trasforma in un inferno dove regna gelosia, brama, potere e ingiustizia. La stessa Josephine che le si era dimostrata amica, le volta le spalle quando si accorge che Mimosa possiede l’unica cosa che a lei manca: la verità.

Mimosa è una protagonista felliniana del tutto passiva che subisce ogni scelta degli altri, si arrende al loro volere e si lascia guidare dagli eventi. Rispetto alla festa a cui partecipa è del tutto alienata e fuori posto, la sua storia è un po’ un viaggio dell’eroina alla fine del quale dovrà decidere se rimanere fedele a se stessa. L’atmosfera del film cambia e il sogno diventa un incubo impregnato di tensione. Ciò che Mimosa possiede non è bellezza, potere o ambizione, ma la fedeltà a se stessa. Mimosa è vera, e la sua sincerità, spoglia e cruda, smaschera l’opulenza e l’ apparenza del mondo in cui si è catapultata.

Nonostante i vari pregi, tra cui una regia che sa valorizzare le scene madre, il film fallisce in quello che forse era il traguardo più importante: emozionare. Il mondo che crea è troppo distante dallo spettatore, troppo artificiale. La recitazione -forse per direttiva registica- risulta forzata, poco credibile e coinvolgente, e il film si risolve in una scena finale che più che criptica sembra senza senso. La mano capace dietro c’è, il cast e il budget anche. L’idea di partenza è interessante ma la messa in scena, diluita da scene superflue che allungano solo il brodo, non convince fino in fondo.

Finalmente l’ alba è nei cinema da mercoledì 14 febbraio e con un budget di 30 milioni vede un cast internazionale con Lily James, Willem Dafoe, Joe Keery, Alba Rohrwacher, Rachel Sennot e Michele Bravi, oltre alla debuttante Rebecca Antonaci.

Tags: cinema, film, Finalmente l alba, Joe Keery, Lily James, Rebecca Antonaci, saverio Costanzo, toko film fest

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