Conclave: Gli Abiti del Dove

folder_openCinema e Moda, oscar 2025

Il cinema ha da sempre un legame indissolubile con la moda, e si manifesta spesso attraverso i costumi, strumenti narrativi capaci di rivelare personalità, evoluzioni e persino trame. Una dinamica che, nel caso di Conclave, film diretto da Edward Berger e candidato agli Oscar 2025 per migliori costumi, assume un’accezione diversa.

Ambientato nelle claustrofobiche mura della Cappella Sistina, Conclave esplora i giorni tesi dell’elezione del nuovo papa, dove i cardinali dispettosi si confrontano in silenzi carichi di ambizione e tensioni ecclesiastiche.

Vestire il Vaticano: Quando i Cardinali Scompaiono per Esistere

Gli abiti, curati dalla costumista Lisy Christl, diventano un elemento centrale del dibattito. A prima vista, l’uniformità e la ridondanza delle vesti cardinalizie — talari rosse, rocchetti, mozzette — sembra offrire poco spazio alla caratterizzazione individuale. Una scelta che riflette il rigore iconografico della Chiesa cattolica, istituzione in cui la tradizione vestiaria è codificata da secoli. Eppure, la nomination agli Oscar solleva una domanda: come può un abbigliamento così omogeneo raccontare le sfaccettature dei personaggi?

La risposta emerge dal confronto con altre opere. The Young Pope (2016) di Paolo Sorrentino, serie tv incentrata sulle dinamiche vaticane, utilizza i costumi in modo diametralmente opposto: The Young Pope è un sogno, è luce che si manifesta nel rosso acceso dei cardinali e nel bianco puro degli abiti del papa Pio XIII (Jude Law), ricordandoci che questo papa vuole essere icona, distaccato dalla terra, infinito.

In Conclave, invece, la ripetizione diventa un linguaggio: l’uniformità annulla le differenze, ricordandoci che nel conclave è la collettività a decidere, non il singolo. I cardinali si vestono per scomparire: le tonache livellano, nascondono le personalità, perché il conclave è un rito che chiede annullamento.

Ed è qui la risposta alla domanda precedente: i costumi di Conclave non hanno la pretesa di indagare la personalità di ogni cardinale – i costumi, qui, analizzano il luogo in cui si trovano, decodificano la struttura su cui i personaggi si muovono.

Conclave, per definizione, deriva dal latino cum clave, “(chiuso) con la chiave” ed indica la sala e la riunione successiva in cui si riuniscono i cardinali per eleggere, appunto, un nuovo papa.

CARDINALI ROSSO COUTURE

Questi costumi sono ridondanti, uguali. Il rosso scelto da Lisy Christl è più scuro rispetto a quello reale: le vere tonache hanno un rosso-arancione che brucia negli occhi, se visto per troppo tempo su uno schermo. La costumista ha rivelato di essersi ispirata al mondo della moda per i costumi, in particolare alla sfilata haute couture 2020 di Balenciaga. La tonalità profonda degli abiti di Christl, ricorda anche molto la successiva sfilata Spring/Summer 2024 di Sabato De Sarno per Gucci, Gucci Ancora, con il suo “Rosso Ancora”.

Fonte: https://www.gqitalia.it/article/conclave-film-uscita-cinema-trailer-cast-trama

Il rosso delle tonache dei cardinali Lawrence, Bellini, Tremblay (rispettivamente interpretati da Ralph Fiennes, Stanley Tucci e John Lithgow) è più caldo, ricorda un borgogna, un bordeaux, e l’effetto che ne consegue è quello di apparire opprimenti, chiusi, pesanti. Perché è esattamente questo il loro scopo: i cardinali sono chiusi a scegliere il nuovo pontefice, per giorni, dopo continue votazioni rimandate, perseguitati dalla paura di sbagliare la scelta e le oppressioni di chi, tra loro stessi, si sente più forte.

Ed è proprio qui che i costumi giocano un ruolo fondamentale, dicendoci la verità: nessuno è il più forte.

GOFFREDO TEDESCO: LA PREPOTENZA IN UNA TONACA

A risaltare tra i molteplici talari è proprio l’italianissimo cardinale Goffredo Tedesco, interpretato da Sergio Castellitto. Vero antagonista del film, il cardinale Tedesco è italiano, di destra, razzista. Odia il cambiamento, la “modernizzazione” della Chiesa: è un conservatore.

È, infatti, anche l’unico ad indossare in alcune scene una tonaca diversa dagli altri, molto più lunga: il ferraiolo.

Il ferraiolo è un mantello molto ampio che copre esclusivamente la parte posteriore del corpo, che non si utilizza in celebrazioni religiose, ma solo in cerimonie ufficiali. Indica rilievo nei diplomatici vaticani, ma anche dignità.

È proprio qui che capiamo l’animo del cardinale: è assetato di potere, vuole ergersi sugli altri con una finta simpatia e con un mantello che non rispecchia la sua vera essenza.

Quest’ultima è però ben mostrata nella croce che indossa: una croce d’oro. La costumista, infatti, ha affermato che i cardinali si distinguono principalmente grazie alle croci: oro per i conservatori, argento per i liberali.

Fonte: Poster ufficiale del film Conclave

Conclave ci ricorda che ogni abito è un manifesto: di fede, potere o ribellione.

Che Conclave trionfi o meno alla Notte degli Oscar, il film ha già vinto la sua scommessa: elevare i costumi a protagonisti del dibattito, dimostrando che un abito non è solo estetica, ma riflessione, storia e arte.

Se l’abito non fa il monaco, in Conclave, non fa nemmeno il cardinale.

di Francesco Lasala

Seguici su Instagram per altri contenuti!

 

Le immagini sono utilizzate esclusivamente a scopo informativo e non commerciale. I diritti sono riservati ai rispettivi proprietari.

Tags: abiti, cinema, cinema e moda, Conclave, costumi, film, John Lithgow, Lisy Christl, Oscar, Oscar 2025, Ralph Fiennes, recensione, Sergio Castellitto, Stanley Tucci, toko film fest

Related Posts

keyboard_arrow_up