Aftersun: il ruolo del cinema come custode di memoria.

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Di Mele Beatrice

Aftersun è l’esordio alla regia della sceneggiatrice e regista Charlotte Welles. Il lungometraggio è stato presentato per la prima volta alla settantcinquesima edizone del Festival del Cinema di Cannes. In Italia il film è stato distribuito attraverso la piattaforma Mubi ed è attualmente ancora disponibile.

Il film racconta di Sophie interpretata da Frenkie Corio e Calum interpretato da Paul Mescal, padre e figlia che partono per una vacanza  presso una località di mare sulle sponde della Turchia.

La pellicola è il racconto di un viaggio in solitaria di questa esuberante coppia, per costruire e consolidare il loro rapporto. Un viaggio concreto e metaforico, che ha come scopo l’individuazione di un nuovo sguardo, più maturo e consapevole, attraverso cui è possibile poter analizzare il rapporto tra padre e figlia.

1.il cinema come mezzo di conservazione e riscoperta

Il cinema racchiude ricordi, questo è uno dei principali motivi che ha portato Charlotte Welles a girare la pellicola. Di fatti la storia non è altro che la trasposizione cinematografica di un evento personale della regista, ovvero l’ultima vacanza che ha fatto con il padre.

Il racconto quindi si presenta come una retrospettiva di questa vacanza. In occasione delle ritrovate fotografie, che riguardavano quell’evento, la regista ha riflettuto e ha deciso, attraverso il mezzo cinematografico di ridare vita a quegli eventi.

Scrivere il film, attraverso l’uso delle fotografie, non è servito solo a recuperare il materiale per realizzare il film, ma per riprendere contatti con il passato a stabilire un livello di realismo del racconto; in secondo luogo, le fotografie hanno permesso ai personaggi di avvicinarsi e fare propri quegli eventi.

2.Il rapporto tra padre e figlia

Il film si apre con una scelta quasi meta cinematografica. Sophie con una videocamera inquadra Calum, gli sottopone una serie di domande a cui egli non presta molta attenzione. Questa prima scena è molto importante perché ci da le prime informazioni fondamentali rispetto a chi è in scena, ovvero: dove sono, chi sono, quanti anni hanno entrambi. Capiamo subito che Sophie ha 11 anni mentre Calum sta per compierne 31.

Queste informazioni oltre ad essere importanti per la narrazioni, ci aiutano a comprendere due cose fondamentali: in maniera implicita, è sondata la questione della giovane età di entrambi e di conseguenza del fatto che Calum è diventato padre in gioventù.

Già dalle prime conversazioni si capisce che tra i due, nonostante la separazione dei genitori ed il fatto che si vedano poco, c’è un rapporto caratterizzato da complicità  (le insegna come difendersi, molto spesso la asseconda anche nel fare qualche marachella) e forte confidenza (lui le racconta dei suoi progetti, lei le racconta del suo primo bacio).

3. il personaggio di Sophie

Il film si interfaccia con Sophie e la sua crescita. Lei è una bambina molto vivace, comprensiva e anche molto intelligente e saggia. Il suo essere curiosa la rende un’osservatrice attenta a ciò che le succede intorno.  Sophie intraprende un viaggio personale: alla ricerca e alla riscoperta dell’amore, del desiderio sessuale. Frankie Corio offre un’interpretazione brillante.

Il film segue il punto di vista di Sophie che si suppone essere il punto di vista della regista. Il suo sguardo è visibilmente attribuito all’uso costante che Sophie fa della videocamera. La bambina in maniera più lucida e razionale, si sofferma sul padre, in modo in cui forse la stessa regista non ha mai fatto in passato con suo padre.

Sophie e Charlotte è in questo che sono diverse. La Welles si sdoppia in questo senso e si rappresenta due volte. La prima volta con Sophie che rappresenta lo guardo infantile di Charlotte, l’attenzione che avrebbe dovuto avere ma non ha avuto nell’individuare i comportamenti del padre.  La seconda volta si rappresenta da adulta intenta a scovare nella memoria ciò che ha portato, alla fine di tutto, al declino.

4.  il personaggio di Calum

Se Sophie è vivace, sempre con il sorriso e piena di vita, Calum interpretato in maniera sublime da Paul Mescal, vive in bilico tra stati d’animo fanciulleschi che sembrano assomigliare ai comportamenti della figlia e momenti di alienazione in cui sembra perdersi tra lande desolate dei suoi pensieri.

Si tratta di un uomo sofferente, che barcolla. Per la prima parte del film, lo stato d’animo di Calum è celato dalla vivacità e dal focus su Sophie.

 

Con il procedere della narrazione, anche attraverso i vari dialoghi, entriamo sempre di più nella psiche di Calum per rimanerne quasi intrappolati. Dalla metà del film in poi veniamo bombardati da ciò che prova Calum e noi spettatori, insieme a Sophie, acquisiamo consapevolezza sullo reale stato mentale di Calum e su ciò che avverrà in futuro e di conseguenza ciò che racconta la fine del film.

Scena particolarmente esplicativa è la scena del tappeto. Padre e figlia si dirigono in un negozio di tappeti, i cui prezzi sono molto alti. Calum ne vorrebbe acquistare uno ma non può, data la sua precaria situazione economica.

In seguito a questa scena c’è una sorta di svalutazione di ciò che Sophie pensa del padre, viene proprio detto “smettila di promettermi cose che non puoi acquistare ” c’è quindi un momento di rottura. Avviene una decostruzione dell’ideale della figura del padre. La figura di un padre fino a quel momento vista solo come amorevole e comprensiva, acquisisce una complessità per cui si denota tutto un lato sofferente e instabile (dato che il tappeto alla fine lo acquista) celato fino a quel momento.

5. Storia di un rapporto a metà

Il film è la storia di un padre e di una figlia, ma è anche la storia di come crescere all’interno di un nucleo familiare spezzato dalla separazione. La separazione in questo caso non è problematica, al contrario è fonte di dialogo e riflessioni, sull’amore e su ciò che significa famiglia. La famiglia come concetto di unità.

 

In contrapposizione all’unità familiare, il film racconta la solitudine, la perdita e l’incertezza. La solitudine di Calum che si amplifica è presente in specifiche scene quali per esempio le scelte notturne.

Il sentimento di incertezza si insidia nel film aggrappandosi al personaggio di Calum in specifiche situazioni. La più esplicita è quella della gita in barca: Calum si confronta con un uomo la cui storia è simile alla sua.

Si tratta di un uomo che racconta un po’ della sua vita e il motivo per cui fa quel lavoro. Il confronto tra i due termina con la frase di Calum “non riesco ad immaginare di arrivare ai quaranta, ad essere onesto. Sono sorpreso di essere arrivato ai trenta”.

6.  I think it’s nicethat  we share the same sky

L’ultima parte del film racchiude due eventi fondamentali: la gita che si svolge al di fuori del villaggio turistico in cui alloggiano che coincide con il compleanno di Calum, che accade proprio l’ultimo giorno della vacanza.

Tutto quello che accade in questi momenti, annuncia il finale del film.  In quest’ordine, il pianto disperato di Calum durante l’ultima notte, la conversazione in cui dice a sua figlia che può dirgli tutto, rafforzando ciò che hanno consolidato in quegli anni, il ballo finale e la cartolina che non è altro che una vera e propria lettera d’addio.

Ad accompagnare questo finale, ci sono delle scene che provengono da un futuro non ben definito. Immagini caotiche che si scontrano con il presente più delicato. La scena dell’abbraccio durante il ballo della narrazione corrente è un addio.

L’abbraccio disperato di questo futuro immaginario è al contrario un rincontrarsi, in un contesto appartenente ad una realtà inesistente ma c’è una riconciliazione che determina un atto di perdono da parte di Sophie nei confronti del padre.

7. il ruolo fondamentale dei libri e della musica

La presenza della letteratura e della musica in questo film è fondamentale. I libri presenti nella stanza dell’appartamento in cui alloggiano padre e figlia, ci dicono qualcosa in più sul personaggio di Calum che possiede numerosi libri sul Tai Chi.

Questa disciplina di arti marziali cinesi è riconosciuta per le sue importanti ed efficaci virtù terapeutiche. La presenza di questi volumi quindi apre una riflessione su come Calum gestisce la sua salute mentale. Altri riferimenti letterari sono i volumi che Calum consiglia a Sophie e di cui discutono in varie occasioni.

La musica allo stesso modo, oltre a fornire un’ immedesimazione nel periodo della narrazione, ovvero gli anni 80 è legata alla cultura personale della regista e alla caratterizzazione che voleva avessero i personaggi. Di fatti in numerose interviste, Charlotte Welles ha raccontato come abbia confezionato delle playlist per i personaggi, per costruirne gli stati d’animo e rifarsi il più possibile al periodo trattato.

 

La memoria è in questo film centrale. Quando ho pensato quale potesse essere il libro più adatto per mostrare il valore dell’arte come scatola metaforica per conservare un ricordo, la mia mente mi ha portato al volume di Violeta di Isabella Allende. Si tratta di una pseudo autobiografia che ripercorre la vita dell’omonima donna che da il nome al titolo. Per quanto riguarda la musica, è stato ancora più facile in quanto, era già stata creata dal film stesso. https://www.youtube.com/watch?v=NoHfQdpidmg&list=PLKybJpxCzqPPgIMVM8ZEQ7YLzY-B5jwG4

 

 

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