The Substance: quando il mito della bellezza crea mostri.

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Di Beatrice Mele

The Substance è un film del 2024 scritto e diretto dalla regista e sceneggiatrice Coralie Fargeat. Attualmente ha ricevuto due candidature agli Oscar 2025 come miglior film e miglior attrice protagonista per Demi Moore. Il film ha riscosso, dal momento in cui è uscito nelle sale, moltissimo successo. Il suo impatto sociale e politico ha avuto una risonanza di cui ancora oggi (a diversi mesi dall’uscita nelle sale cinematografiche) ne rielaboriamo gli echi.

1.una favola spietata

Quando il successo e la notorietà diventano sinonimi di imprevedibilità, l’ideologia capitalista, che ha segnato le nostre vite e su cui si fonda l’industria dello spettacolo, implica che la logica principale che ne regola il funzionamento sia quella della sostituzione.

Ciò che viene considerato obsoleto per qualcosa di migliore, nuovo e più dinamico, ha la precedenza. Questa specifica logica, si applica non soltanto agli oggetti e ai materiali parte del nostro fabbisogno giornaliero e quotidiano ma anche alle persone.

2. La genesi di una stella

L’inizio della pellicola è il riassunto di ciò che vedremo in due ore di film. La separazione dell’uovo è evocativa rispetto ad uno dei temi trattati, ovvero il tema del doppelganger.

Il film inizia mostrandoci, con una sola inquadratura focalizzata su una stella di Hollywood, la genesi e la caduta di una donna, la nostra protagonista. Non solo in senso metaforico, ma anche reale.

La creazione di questa stella, inizialmente brillante, perde gradualmente la sua lucidità, venendo sporcata, calpestata e infine crepata, portando i segni del tempo. Questa sequenza visiva è particolarmente efficace nel rappresentare la progressiva perdita di notorietà. Qui emerge l’altra faccia dell’adorazione: l’indifferenza, l’oscurità da cui è difficile risalire.

Il film racconta di Elisabeth Sparkle, interpretata da una magistrale Demi Moore. Elisabeth è una famosa show girl nonché protagonista del suo programma di fitness Spakle your life. A causa della sua età, (definita troppo vecchia e di non avere più il fisico) la sua brillante carriera si interrompe, in seguito al suo licenziamento da parte dell’emittente televisiva con cui ha lavorato moltissimi anni.

Il concetto dello scorrere del tempo è amplificato dal fatto che il giorno in cui scopre che l’emittente la manderà via, coincide con il suo compleanno. La consapevolezza di non poter più fare ciò per cui ha dedicato tutta la sua vita è un colpo devastante. Fino a quando qualcosa cambia, aprendo la possibilità di intraprendere una nuova strada, quella della sostanza.

3. tu sei una

A causa del suo stato d’animo, Elisabeth subisce un incidente d’auto. Si ritrova a fare i conti con se stessa e con la sua situazione di disoccupata. Il mondo sembra crollarle addosso, e come ultima speranza, scopre l’esistenza della sostanza.

The Substance permette di far emergere, letteralmente, la versione migliore di sé, che ognuno ha dentro.

L’idea che in ognuno di noi esista una parte migliore viene portata all’estremo in questa narrazione, anche grazie alla scelta del genere narrativo. L’equilibrio deve essere rispettato: le due identità devono alternarsi una volta alla settimana, senza causare inconvenienti.

Il gioco secondo cui è possibile essere la versione migliore di se stessi, sotto tutti i punti di vista, diventa reale. La sostanza come metafora di nuova vita, cambiamento, via di fuga dalla quotidianità ripugnate.

La disperazione e l’odio nei confronti di se stessa e dell’idea dell’oblio, è ciò che spinge Elisabeth a sottomettersi alla sostanza. La bellezza, la gioventù, come elementi indispensabili, come chiave d’accesso alla notorietà e come unica fonte per apprezzarsi e farsi apprezzare, per essere parte del mondo, per continuare a vivere.

4. Non avrò altro dio al di fuori dell’adorazione

Dopo numerose riflessioni e momenti di insicurezza Elisabeth decide di sottoporsi e iniettarsi la sostanza. Le viene recapitato il necessario per effettuare la procedura. Una volta concluso tutti i passaggi, la trasformazione avviene non senza una massiccia dose di sofferenza fisica.

Se siete deboli di cuore questo film non fa per voi.
Le forti scene visive di fatto, caratterizzandosi il film con il genere body horror, sono crude e a volte di splatter estremo. Il processo di separazione è fortemente disturbante, così come la costante analisi del corpo femminile che non è per niente affasciante ma asfissiante.

Una volta che la trasformazione è avvenuta, l’altra parte di Elisabeth incarna quello che quest’ultima desiderava essere e avere: giovinezza, perfezione, un viso angelico ed accattivante, capelli lunghi e folti.

L’adorazione  del suo corpo, prima ancora di rendersi conto di essere del tutto viva, è la prima presa di coscienza della neonata creatura.

Il momento dello swich e quindi dello scambio, non è soltanto adorazione e bellezza. Significa anche guardare la matrice, osservare e per mantenere e rispettare l’equilibrio, prendersi cura di colei che le ha dato la vita.

Con la schiena squarciata e il corpo completamente esanime, la figura di Elisabeth, da cui la creatura è fuoriuscita, viene ricucito e messo in ordine da quest’ultima che sta per iniziare una nuova vita, senza dimenticare di mantenere l’equilibrio.

5.  l’importanza dello sguardo

Il nuovo corpo le si addice, ha ottenuto tutto quello che voleva. Sue, l’altra, recupera velocemente ciò che Elisabeth ha perduto. Ammirata già dopo il suo primo provino, le viene designato un programma televisivo tutto suo.

 

Ritrovata la nuova sicurezza, bellezza e successo, ne viene sottolineato il potere che lei acquisisce e detiene non solo in ambito lavorativo ma anche in ambito relazionale (tra lei e la sua matrice).

In un mondo come quello dello spettacolo, ciò che va avanti è l’immagine della perfezione, gli standard e le aspettative sono alti soprattutto nei confronti delle donne.

Abbiamo già parlato di come lo sguardo in questo film sia centrale ed è interessante vedere come, grazie anche alle inquadrature particolari, la parte di chi osserva è sempre analitica e giudicante ed è sempre lo sguardo maschile a giudicare.

Prima di tutti il produttore, poi gli uomini che non si tengono dentro i giudizi sui corpi di coloro che partecipano ai provini. Così come lo sguardo, anche il privilegio di poter decidere sui corpi altrui è sempre rilegato al maschile. Emblema di questo concetto è la scena di quando il regista del programma, sostiene di aver visto qualcosa di strano e sul monitor viene proiettato, su schermi giganti, il corpo di Sue così da sondarne anche i più piccoli difetti.

6. l’ageismo e la sostituzione

Sue interpretata dalla superba Margaret Qualley, si fa piano piano strada nella vita della sua matrice. Conquista lo spazio nell’armadio, in casa, cambiando l’ordine dei mobili e facendo istallare al di fuori dell’appartamento un grande cartellone pubblicitario visibile attraverso le grandi vetrate.

Questa espansione, questo appropriarsi degli spazi non è solo fisica ma anche mentale fino a diventare controllo totale. Di fatti la libertà di agire da parte di Sue sarà totalmente nelle sue mani fino a mettere a rischio l’intero rispetto dell’equilibrio. Quello che fa letteralmente Sue è rubare forza vitale dal corpo della matrice. La regola però prevede che ciò che viene preso da una parte non può essere restituito; una volta che questa famelica appropriazione  di tempo e spazio viene avviata, fermarla è impossibile.

La ripetizione esasperante di ciò che accade durante la settimana di Sue e la settimana di Elisabeth, ci guida verso il processo di sostituzione. Lo spettatore rivive la scalata al successo di Elisabeth tramite l’ascesa di Sue all’emittente (stesse inquadrature di camminata e poster nel corridoio dell’emittente).

Questo sottolinea la facilità con cui è possibile sostituire ciò che risulta datato. Il film ha voluto quindi soffermarsi su di un tema presente nell’industria dello spettacolo: l’ageismo ovvero la marginalizzazione di una persona in relazione all’età.

7. il doppelganger

Il film alterna Sue e Elisabeth proprio come il trattamento prevede, fino a quando, non iniziano i primi screzi, dovuti principalmente dal sentimento di intolleranza che l’una prova nei confronti dell’altra. Iniziano a distaccarsi sempre di più nonostante le venga ripetuto di essere una.

Un’anima, due corpi che combattono tra loro. Da un lato la parte amata e desiderata in contrapposizione a ciò che si odia e l’immagine di sè che si vuole reprimere. Per quanto introdotta all’interno di una narrazione pseudo reale, questo tipo di discorso è uno dei più comuni.

Qui rientra, accompagnato dal concetto del doppio uno dei temi fondamentali del film ovvero il rapporto che si ha con se stessi. L’ apice è lo scontro tra Sue ed Elisabeth, ora mai decrepita. La scena oltre ad essere violenta visivamente è logorante emotivamente. Apprendiamo l’odio che la protagonista prova per se stessa, si aggrappa a ciò che è rimasto di Sue perché è l’unica cosa che ama di sé.

8. la discesa

Ora mai completamente assuefatta dal potere di controllo totale, a Sue viene fatta una proposta imperdibile: condurre lo spettacolo di capodanno, ciò significa aver raggiunto la vetta più alta  per la sua carriera. Ci si aspetta che sia perfetta. Queste aspettative spingono la protagonista a rompere ancora di più gli equilibri previsti dalle regole della sostanza.

Togliendo da una parte della matrice, la creatura non ha fatto altro che togliere inconsapevolmente a se stessa. Le conseguenze per non aver rispettato le regole imposte una volta assunta la sostanza, alla fine emergono decretando la fine.

Il bisogno di risultare perfetta all’occasione lavorativa della vita, il bisogno di eccellere è più importante della letterale disgregazione del corpo, della pazzia e della perdita del controllo. Sarà proprio questo stato d’animo a soffocare il giudizio di Sue che agirà, facendo l’unica cosa che non avrebbe mai dovuto fare, ovvero assumere la sostanza per la seconda volta.

9. Il mostruoso finale

Il finale è esuberante, eccentrico, caotico ed estremamente splatter, è il risultato delle scelte estreme che la protagonista ha preso lungo il corso della narrazione.

Sue ed Elisabeth si fondano una seconda volta per dare vita alla creature Elisabeth\Sue il cui aspetto è mostruoso. C’è però una forma di tenerezza nel modo in cui la creatura, nonostante il suo aspetto, si acconcia una delle poche ciocche di capelli e con addosso i pochi pezzi del meraviglioso abito azzurro che indossava, si dirige all’emittente per svolgere il lavoro che l’aspetta.

Una volta davanti al pubblico, quest’ultimo reagisce negativamente- grida “un mostro” anche se Elisabeth\Sue continua con la sua voce supplichevole a dire di essere lei la star, sempre lei, la stessa di prima. La repulsione del pubblico si trasforma in violenta aggressione nei confronti della creatura che  viene maledetta e incolpata per la sua mostruosità.

L’ ennesima e più brutale mutazione è avvenuta perché Sue, in preda alla frustrazione per i suoi cedimenti fisici, pur di apparire al meglio, si concede alla sostanza una seconda volta.

La pellicola si chiude suscitando sentimento tra disgusto pietà e tristezza. Gli ultimi pezzi che rimangono della creatura, si trascinano fin dove tutto ha avuto inizio, dove il sogno di essere una star si è concretizzato e dove ora, alla fine di tutto, un’ultima allucinazione accompagna Elisabeth. In questi ultimi attimi, la nostra protagonista riceve ciò che ha sempre voluto: l’immagine di donna insostituibile, di colei che ce l’ha fatta nel mondo dello spettacolo, che tutti amano e apprezzano.

Un delirante glorioso addio a ciò che sarebbe dovuta essere, lascia il posto alla completa e definitiva cancellazione del personaggio di Elisabeth, risucchiata dallo stesso luogo ora mai crepato,  che le ha dato la vita.

10. la regia di Caroline Fargeat

The substance è un’esperienza immersiva in quelle che sono le lotte personali e del mondo con cui le donne molto spesso nella loro vita devono fare i conti. La scelta della regista è quella di offrire, in primis visivamente e poi grazie anche alla  colonna sonora, la tensione, l’eccitazione e la disperazione della narrazione.

Le inquadrature angolari, la cui inspirazione principale proviene dal cinema distorto di Kubrik, intensificano l’esperienza cinematografica. Così anche  il montaggio, consente allo spettatore di provare tensione, disperazione e ansia come avviene nella prima metà del film; le corse dall’altra parte della città per recuperare i kit di rifornimento, il succedersi degli avvenimenti di settimana in settimana.

I vari tagli, eseguiti con maestria per essere accompagnati al suono, suscitano confusione e accanimento. Le scelte registiche, così come i colori e la musica hanno lo stesso effetto che la sostanza ha sulla nostra protagonista, ci fanno delirare proprio come se anche noi, una volta accesso play, avessimo assunto una sostanza il cui effetto è immediato.

 

Devo dire che è stato abbastanza  complesso trovare qualcosa che potesse il qualche modo ricreare l’atmosfera di questo film unico. Una serie di ricerche mi hanno portato sulla strada di questo romanzo che credo possa essere molto interessante. Sto parlando del libro di Mona Awad “Rouge”. Per quanto riguarda la canzone, non credo ci sia qualcosa di diverso da poter consigliare se non la colonna sonora del film stesso. https://www.youtube.com/watch?v=tKxKuYsx2R0&list=PLxA687tYuMWhBHln8LvaibADPQ0HQAE7p

 

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Tags: autorialità femminile, cinema, film, the substance

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