di Beatrice Mele
Vermiglio film del 2024, scritto e diretto da Maura Delpero, ci racconta un’intima storia familiare ambientata in questo paesaggio di montagna ipnotico e ostile durante l’ultimo anno che ha preceduto la la fine della Seconda Guerra Mondiale. La pellicola si è aggiudicata Gran premio della Giuria alla Mostra Internazionale al cinema di Venezia. Attualmente è possibile vede il film sulla piattaforma Now tv.
1.La storia della grande famiglia del villaggio di Vermiglio
Il film racconta della famiglia Graziadei composta da madre Adele, padre Cesare e ben dieci figli. La quotidianità della comunità familiare viene turbata dall’arrivo di due soldati dal fronte apparentemente disertori. Tra i due, a sconvolgere di più gli equilibri c’è Pietro, uomo siciliano che non viene visto subito di buon occhio dalla comunità ma che viene accolto in quanto ha portato in salvo il suo compagno d’armi, proprio parte di quella stessa comunità.
Pietro si innamora di Lucia, primogenita del maestro e i due, in circostanze serene, data anche l’arrivo della notizia circa la fine della guerra, si uniscono in matrimonio. Dopo un po’ Pietro è costretto a lasciare le montagne per ritornare in Sicilia, solo dopo aver promesso alla sua amata Lucia, ora mai incinta, di scriverle e di tornare il prima possibile.
Dopo pochi mesi, la notizia della morte di Pietro viaggia per tutta Italia e raggiunge finalmente il pesino incastonato tra le montagne. Scopriamo che Pietro aveva una moglie in Sicilia, che lo ha ucciso dopo aver scoperto l’esistenza del secondo matrimonio. Il dolore di Lucia si dirama tra tutti i membri della famiglia. Lucia si lascia andare alle sue sofferenze anche dopo la nascita della piccola creatura che portava in grembo.
In seguito al parto, Lucia decide di affrontare un viaggio verso la Sicilia alla riscoperta degli eventi che hanno sconvolto la sua vita. Decide di far visita, non presentandosi mai come Lucia Graziadei, all’altra moglie di Pietro, ora mai imprigionata per i crimini commessi.
2. la genesi del film
La pellicola è frutto di incontri immaginari scanditi dal tempo, da ricordi e memorie raccontate come favole. In questo caso l’idea, è nata grazie ad un sogno felice in un momento triste. Poco dopo la morte del padre, la regista ha sognato quest’ultimo quando aveva sei anni, ha deciso quindi di seguirlo per osservare la sua vita e quella della sua famigliola in montagna.
L’idea della regista era quindi quella di raccontare un momento, un luogo e la vita di persone che intendeva bene nonostante non le avesse mai conosciute realmente. Secondo questa immagine, il tempo si dirama e si ripiega per poi perdersi fino a non riuscire a scandirne il ritmo in maniera lineare.
I luoghi e il tempo sono dunque ben definiti. Siamo in un paesino nell’Alta Val di Sole, situato in una valle in Trentino. Il tempo invece racchiude il periodo finale della guerra, 1944. Il film non ha come tematica principale la guerra, quest’ultima si inserisce silenziosamente (proprio come fa Pietro che in qualche modo associamo alla guerra) in questa piccola comunità familiare.
3. Il valore della memoria collettiva
Il film è una storia personale della regista che ci offre una ricostruzione del suo albero genealogico, un ritorno ad un passato mai vissuto se non tramite sfocati racconti.
In questo caso il film ha un importante ruolo di memoria collettiva in quanto racconta uno specifico momento storico italiano. La regista mette in luce uno dei periodi più oscuri della nostra storia, siamo nel 1944 quindi al termine della Seconda guerra Mondiale.
Quando verso la metà del film, l’annuncio della fine della guerra raggiunge la piccola comunità che non a caso coincide con i festeggiamenti del matrimonio di Lucia e Pietro, sembra quasi che questo momento storico di pace si contrappone agli eventi tragici che travolgono la famiglia.
Il paese quindi acquisisce la pace in seguito al prolungato conflitto bellico proprio nel momento in cui la famiglia protagonista della narrazione perde la propria.
4. l’importanza del paesaggio di montagna
La montagna, lo scenario del Trentino è un vero e proprio protagonista. Si tratta dell’ambiente che accoglie la famiglia che insieme ad altri forma una comunità unita di montanari la cui vita è ai margini della grande guerra, lontano dal conflitto ma allo stesso tempo se ne sentono gli echi.
La montagna come luogo che accoglie e che unisce, tutti si aiutano e tutti sono vicini l’un l’altro che non sempre è buona cosa soprattutto quando qualcosa di sconveniente e doloroso accade. Al contempo, si tratta di un luogo che può essere molto duro, che può mettere a dura prova non soltanto per il clima.
Molto angusto ma anche per la posizione geografica e ciò la montagna stessa simboleggia, quindi isolamento e lontananza, arretratezza e chiusura.
5. I temi del film:
Il film affronta varie tematiche. Il primo, forse uno dei più importanti, che si propone di essere il filo rosso tra tutti i lavori della Delpero è la maternità. In questo caso, nel film, la maternità viene incarnata quasi totalmente da Adele interpretata da Roberta Rovelli. Lei è la madre di dieci figli, è moglie del maestro del paese. Il suo è un lavoro a tempo pieno: si prende cura della casa, cresce nutre e educa i figli.
Il film offre un’analisi profonda su quello che è il concetto di maternità. In questo film è stato fatto un profondo lavoro sullo sguardo. La regista veicola il nostro sguardo e ci aiuta ad osservare i movimenti della madre. Adele non si arrabbia quasi mai, è sempre calma, giudiziosa. Consola il marito come fa con i suoi figli.
Una scena particolare è quella di quando sono tutti a tavola e vediamo chiaramente, grazie alla brillante regia della Delpero, che nonostante tutti siano seduti, Adele al contrario è in piedi con un bambino in braccio intenta a far si che tutto vada come deve andare.
Adele custodisce, diventa principale agente dove e quando il marito non riesce. Una maternità protettrice, forte che non vacilla nei momenti di difficoltà, che redarguisce quando c’è necessità.
Quando la supremazia dell’uomo vacilla, ovvero quando dopo la morte di Pietro Lucia vive un profondo momento di sconforto, il padre si trova sprovvisto di strumenti ed è proprio qui che Adele, la madre, si sostituisce al marito alla guida della famiglia.
Emblema di questo scambio di potere è la scena che inquadra Adele che allatta sia il suo bambino sia quello di Lucia, anche lei madre, sofferente che proprio come la madre, deve gestire tutto da sola d’ora in poi. Un’azione potente quella di cibare, proteggere e in un certo stesso offrire se stessa come mezzo attraverso il quale ricostruire i legami familiari.
6. i temi del film: rapporto padre, figli/e e comunità.
Uno dei personaggi più interessanti e ben scritti della storia è sicuramente il padre. Tommaso Ragno ci propone una superba interpretazione di questo padre di famiglia e di comunità: di fatti la stessa regista per descrivere il personaggio di suo nonno, ha usato la definizione di padre putativo per tutte le persone del villaggio che vedono in lui la figura di guida data la sua intelligenza e cultura.
Il suo ruolo infatti nel villaggio è quello del maestro. Si occupa dell’educazione non soltanto dei bambini e delle bambine , insegna anche agli adulti (specifico uomini) a leggere e scrivere.
Cesare Graziadei è un personaggio umano: predica l’onestà nonostante non lo sia sempre. Si tratta di un uomo a tratti burbero e distaccato, un marito amorevole, un padre pretenzioso e austero, un intellettuale moderno e rispettabile.
Questo personaggio incarna la modernità e la tradizione. La tradizione per il suo ruolo di pater familias, esigente, colui che detiene il potere. Incarna la modernità per suo ruolo di maestro, di custode di conoscenze, punto di riferimento, simbolo di evoluzione e rispettabilità.
7. una storia sull’infanzia
Un altro elemento imprescindibile è la presenza costante dei bambini. Le scene sono sempre accompagnate da queste giovani presenza che si aggirano tra la casa e il villaggio, rimanendo quasi in disparte nonostante siano in maggioranza, basta pensare solo alla numerosa progenie dei Graziadei!
Il ruolo dei bambini in questo film è paragonabile al ruolo che il coro greco aveva nelle tragedie greche antiche. I bambini, molti non attori, che con voci sommesse raccontano, con i loro commenti le vicende che accadono.
Sussurri, domande, richieste è questo ciò che fa eco nelle stanza dove tutti, fratelli sorelle, dividono i piccoli letti e si domandano cosa succederà dopo.
8. Un film che parla di donne fatto da donne
Il film abbraccia principalmente la storia di Lucia senza però dimenticare la sua famiglia. Di fatti seguiamo anche le vicende di Ada e Flavia, sorelle più piccole di Lucia che tra i banchi di scuola e a casa si impegnano per emergere e per eccellere così da avere la possibilità di continuare gli studi, avere successe ed essere amate e protette dal padre.
La figura della donna in questo film viene sondata secondo vari punti di vista e caratterizzazioni. Abbiamo Lucia, Adele che si muovono tra momenti di disperazione e sentimento di devozioni nei confronti di ciò che la vista le ha concesso. Virginia, abitante del villaggio, una ragazzina sfuggente, ribelle, marginale nel racconto ma importante per il personaggio di Ada in quanto rappresenta un po’ quello che lei vorrebbe essere ma non ha il coraggio di diventare.
Ada, si muove tra religione e desiderio; la fede le impone rigide a tratti disgustose punizione ogni qual volta pecca. Nonostante ciò, il desiderio di rincorrere la vita e il bisogno di dare adito alla propria scoperta sessuale non le impedisce di costruirsi un proprio spazio, una propria accettabile realtà in cui poter essere chi vuole.
Le ultime scene significative del film sono: l’abbraccio tra madre e figlia, ricostruzione di un rapporto, ho visto della speranza nella ricerca con lo sguardo verso un nuovo orizzonte. Parallelismi tra Ada e il padre, entrambi soli, alla finestra che fumano. Ada ha trovato il suo posto, Il capo famiglia Graziadei ha riconquistato il suo.
Il caos ha portato con sé non soltanto scompiglio, ma ha fatto si che tutto migliorasse per tornare al placido e calmo passare del tempo.
Come sempre cerco di indicare, rimanendo più coerente possibile a quelle che sono le tematiche e le vibrazioni del prodotto analizzato, una canzone e un libro. Il libro è stata una scelta che è venuta praticamente da sè, sto parlando del mastodontico romanzo di John Steinbeck, La Valle dell’Eden del 1952. Per quanto riguarda la musica non posso che proporre, più in generale, la musica classica che in questo film ha un ruolo, sebbene breve, a mio avviso centrale. I dischi del professore sono valutati importanti quasi, se non più, del cibo perchè essi, sfamano l’anima e anch’essa ha bisogno di essere nutrita. https://www.youtube.com/watch?v=nSK8SIxpBr4