Di Beatrice Mele
In occasione del “progetto ritrovato” portato avanti dalla Cineteca di Bologna, è tornato in sala nel mese di maggio l’opera prima di Sofia Coppola, il Giardino delle Vergini suicide (1999) trasposizione cinematografica del romanzo dell’autore americano Jeffrey Eugenides, attualmente disponibile su Mubi.
1. Il racconto di una vuota giovinezza.
Sofia Coppola ritrae la storia della famiglia Lisbon composta da madre, padre e cinque sorelle: Cecilia, Lux, Bonnie, Mary e Therese rispettivamente tredici, quattordici, quindici, sedici e diciassette anni. Dall’inizio del film è presente un narratore onnisciente. Si tratta del racconto filtrato dallo sguardo dei giovani adolescenti che vivono di fronte ai Lisbon. In particolare il racconto è narrato da uno soltanto, che rievoca la storia di come queste giovani donne, dallo splendore della giovinezza, sono decadute fino a morire.
La famiglia Lisbon è una classica famiglia cattolica medio borghese che vive a Detroit, Michigan, nel 1974. Il racconto è una sorta di retrospettiva rispetto agli eventi tragici che hanno travolto la famiglia. L’obbiettivo del film non è raccontare la verità sulla loro morte (dato che non sapremo mai come sono andate davvero le cose), ma restituire il tragico ricordo che ha avuto un impatto sul narratore e sul quartiere.
L’ambiente familiare delle protagoniste è chiuso, molto rigido e “protetto” dal mondo esterno. Ciò porta gli osservatori esterni ad idealizzare le sorelle Lisbon. La famiglia Lisbon sembra rappresentare un esempio di moralità e per un po’ questa visione sembra essere veritiera.
2. L’onnipresenza della morte.
La pellicola inizia con il tentativo di suicidio di Cecilia, la più giovane. Dopo il ritrovamento del corpo quasi esanime nella vasca da bagno, la giovane viene portata in ospedale dove progressivamente guarisce. Molte persone del vicinato si chiedono il perché del tentato suicidio. Anche in questo caso lo scopo non è quello di spiegare il motivo di determinate scelte o azioni ma ricongiungere i pezzi per offrire una testimonianza che ora mai risulta essere parte della storia personale del narratore.
In seguito ad una lenta ripresa Cecilia, alla fine, riesce nel suo primario intento. La più giovane della famiglia Lisbon è la prima sorella a togliersi la vita. Rimane simbolico, anche se non cruciale per capire il motivo della sua scelta, la conversazione che Cecilia ha con lo psichiatra: “non hai ancora l’età per capire quanto diventi complicata la vita”. Cecilia: <<Ovviamente dottore lei non è mai stato una ragazzina di tredici anni>>.
Dopo la sua morte Cecilia rimane per un po’ uno spettro, sempre presente nelle menti dei membri della famiglia e nei luoghi del quartiere vissuti. Tra i testimoni di questo suo vagabondaggio ci sono anche i ragazzi che abitano di fronte; la vedono e la contemplano ancora proprio come quando erano soliti fare in vita.
3. Tra immoralità e perbenismo.
Altro protagonista del film è il vicinato che si fa attento osservatore di quello che accade in particolare a casa dei Lisbon. La narrazione infatti è interrotta a momenti che sembrano essere delle vere e proprie interviste. Al centro di questi scambi di informazioni ci sono sempre le vicine di casa che esprimono i loro giudizi. Altro momento ‘intervista’ è l’incontro con il ragazzo di Lux, ora mai invecchiato e rinchiuso in quello che sembra essere un centro di cura. La storia quindi viene più volte intervallata da vari punti di vista esterni, giudicanti e sbiaditi, di persone che hanno fatto parte della vita delle Lisbon.
Questa scelta di narrazione di tipo documentaria, sotto certi punti di vista, risulta essere un espediente interessante per proporre una critica rispetto alla società rappresentata che risulta essere perbenista e giudicante. Tutti hanno un’opinione rispetto alle vicende che travolgono la famiglia Lisbon e quasi mai c’è attenzione a ciò che realmente risulta essere il punto dei tragici eventi. Uno fra tanti il modo in cui i giovani e gli adolescenti vivono con difficoltà, il periodo della giovinezza,
Lungo tutto il film più volte vengono inquadrate le famiglie che vivono le vicende intorno ai Lisbon senza curarsi del fatto che è l’adolescenza e quindi quel periodo di transizione, le aspettative i desideri di quell’età ad essere il pericolo. É la chiusura mentale e l’indifferenza a far morire i giovani. Ma gli adulti nel film sono più interessati a discutere di ciò che accade agli altri, invece di esaminare le proprie coscienze e la situazione in maniera lucida.
4. Desiderio e ribellione.
Dopo la morte di Cecilia c’è un minimo di apertura da parte dei signori Lisbon i quali permettono alle figlie di uscire per il ballo. Questo specifico evento è caratterizzabile come elemento scatenante di ciò che poi accadrà alla fine. Accompagnate da ragazzi di buona famiglia e di buona estrazione sociale, l’organizzazione della serata è frutto dell’interesse amoroso di Lux. Il ragazzo diviene ossessionato dai modi di Lux che emerge tra le sorelle come la più incline alla disobbedienza.
In questa parte del film affiorano altri elementi principali, tra cui la tematica del desiderio e del senso di ribellione giovanile che in questo caso ha un ruolo importante in contrasto all’ambiente estremamente rigido e conservatore. Altro tema sono i primi amori e come si può essere, nel caso di Lux, facilmente inclini all’innamoramento e di conseguenza alle delusioni d’amore.
5. Lo sguardo della regista.
Sofia Coppola, dal punto di vista registico, ha voluto proiettare la progressiva decadenza della famiglia Lisbon attraverso un graduale cambio di fotografia. Nel film infatti l’inizio è caratterizzato da colori luminosi e chiari. Questa luminosità inziale, saturata come se si trattasse di un sogno, è legata a scene di vita associate a momenti di immaginazione o realtà positivi.
A contrastare questa prima luce è invece la fotografia che caratterizza la parte finale del film, le immagini sono molto scure, il colore che emerge maggiormente a livello visivo è il blu. Anche le inquadrature sono più strette; la sensazione è quella di stare in un ambiente asfissiante che poi si rifà anche al finale stesso e alla condizione di vita delle ragazze nell’ultima parte del film che le porterà alla morte.
La morte delle quattro giovani Lisbon non è chiara. Il narratore racconta ciò che insieme ai suoi amici ha ricostruito con gli anni, ciò che hanno visto. La pellicola termina con l’abbandono della casa da parte dei Lisbon che ora mai, rappresenta un luogo lacerante e pieno di memoria. La vita del narratore, insieme a quella degli altri ‘protagonisti’, è continuata, tra ipocrisie, momenti felici senza mai dimenticare la storia delle vergini suicide.